Il governo è stato battuto alla Camera sull’emendamento della Lega Nord alla legge comunitaria che introduce la responsabilità civile dei magistrati. L’esecutivo è andato sotto di 7 voti: il testo è passato con 187 sì e 180 no, con il voto che si è tenuto a scrutinio segreto.
Un fronte trasversale – Da sempre vero cavallo di battaglia del centrodestra, la responsabilità civile per i magistrati ha trovato molti sostenitori al di fuori del recinto berlusconiano. Ad esempio il deputato del PD, Roberto Giachetti, di estrazione radicale, ha dichiarato di aver votato sì “perché la norma non colpisce i magistrati perbene” e che “il tempo per una scelta è maturo anche nel Partito democratico, pensiamo ai casi di Tortora e Scaglia”. Una posizione che contrasta nettamente con l’orientamento sempre seguito dal PD sulla questione ma che, secondo i calcoli del leghista Gianluca Pini (primo firmatario) è stata condivisa da circa un’ottantina di colleghi dem, protetti dal segreto dell’urna.
Decisive per l’approvazione dell’emendamento anche le astensioni di Movimento 5 Stelle e SEL, in tutto 65. Abbastanza cervellotica la spiegazione della giovane deputata pentastellata Giulia Sarti: “Non facciamo la stampella della maggioranza: la maggioranza ha detto che avrebbe votato contro l’emendamento e noi volevamo vedere se l’avrebbero fatto davvero. Noi comunque restiamo contro questa misura e infatti al Senato voteremo di conseguenza, voto palese o segreto che sia”. Siamo contrari ma non votiamo no per vedere se la maggioranza vota no. Chapeau.
La legge del 1988 – Pochi sanno che, in realtà, una legge che disciplina la responsabilità civile dei magistrati esiste da oltre un quarto di secolo. Si tratta della L. n. 117/1988, cosiddetta Legge Vassalli (“Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati”), promulgata sulla scorta del referendum promosso dal Partito radicale nel 1987.
La normativa prevede una responsabilità diretta dello Stato e soltanto indiretta del magistrato, cosicché il danneggiato può agire esclusivamente verso il primo, al quale è poi attribuita una limitata azione di rivalsa nei confronti del secondo. Secondo il testo di legge, “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale”. Ad oggi, quindi, chi ha subito un danno, non soltanto patrimoniale, da una sentenza della magistratura che si è rivelata giuridicamente errata può rivalersi verso lo Stato il quale, a sua volta, si rivolgerà al magistrato.
Cosa chiede la UE – A più riprese l’Unione europea è intervenuta sulla questione, chiedendo modifiche della 117/1988. Ma non nel senso inteso dal centrodestra italiano. Piuttosto, l’UE ci chiede semplicemente di modificare la norma attuale, che limita la platea di chi ha diritto a chiedere un risarcimento, non essendo oggi applicabile alle violazioni del diritto comunitario.
Cosa prevede l’emendamento Pini – Ovviamente l’emendamento approvato oggi va in tutt’altra direzione, disponendo che “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Costituisce dolo il carattere intenzionale della violazione del diritto”. La palla passerà ora al Senato e, quasi certamente, la maggioranza, sotto input del governo, serrerà le fila e boccerà il testo licenziato oggi da Montecitorio.
Anche perché l’emendamento Pini presenta più di una perplessità: cosa accadrebbe ad un magistrato che in primo grado ha condannato l’imputato, il quale, a distanza di anni, è stato assolto? Non è chiaro. E in assenza di dolo o colpa grave è molto difficile parlare di errore giudiziario. Ma è davvero giusto che chi sbaglia e rovina del tutto una vita, o più, non paga ?
Fonte -IBT-
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