Mentre cresce la curiosità sul modo in cui il governo farà tornare i conti nella legge Stabilità, l’argomento della settimana diventa la possibilità che il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) venga inserito in busta paga. Secondo l’ultima dichiarazione del premier Matteo Renzi a Ballarò, “se diamo il TFR in busta paga si crea un problema di liquidità per le imprese. Le grandi ce la fanno, le piccole sono in difficoltà. Stiamo pensando di dare i soldi che arrivano dalla BCE alle PMI per i lavoratori…Sulla base di questo stiamo ragionando sul fatto che l’ABI, l’associazione delle banche, possa dare i soldi che arrivano dall’Europa, quelli che chiamiamo i soldi di Draghi, esattamente alle piccole imprese per garantire liquidità: questo garantirebbe al lavoratore di avere un po’ più di soldi da spendere”.
Come è solito fare il premier nei suoi momenti di ‘annuncite’, si getta un sasso senza ulteriori spiegazioni. A quali soldi della BCE si riferisce? Qual è l’ammontare? Dalla descrizione pare faccia riferimento ai finanziamenti TLTRO, i prestiti che la Banca Centrale Europea fornisce agli istituti di credito. “La BCE ha assegnato alle banche dell’Eurozona 82,6 miliardi di euro nel primo round dei ‘TLTRO’, il nuovo maxi-prestito alle banche a quattro anni concesso allo 0,15% e questa volta condizionato all’erogazione di prestiti all’economia reale” (ANSA, 18 settembre).
Par di capire che l’idea di Renzi sia destinare alle PMI soldi già sostanzialmente destinati alle PMI. Un po’ come il TFR. Non è la spesa pubblica a ‘finanziare’ i lavoratori (come il bonus IRPEF di maggio), è un anticipo su denaro che già gli spetta. La mossa, ufficialmente pensata per rilanciare i consumi e su cui il ministro Padoan ha opportunamente frenato (almeno per il momento), può consentire di creare il solito effetto mancia che ha fatto parte delle fortune recenti del renzismo. Ma va incontro ad almeno tre problemi.
1) dove il ‘regalo’ degli 80 euro ha fallito, non creando nessun effetto sui consumi, è difficile che riesca il TFR, proprio perché sono soldi che il lavoratore intasca adesso sottraendoli al futuro.
2) Destinando il TFR in busta paga, si sottrae liquidità alle imprese. Un buco che, seguendo l’idea illustrata da Renzi a Ballarò, non viene colmato dal denaro della BCE, già destinato alle imprese. In pratica la toppa resta, creando le “difficoltà alle PMI” di cui parla il premier. Proprio quelle che hanno maggiormente bisogno di ossigeno.
3) Il TFR è oggetto di una tassazione agevolata, così com’è oggi. Qualora venisse inserito nella busta paga del lavoratore, questa agevolazione scomparirebbe? Se così fosse, l’effetto sarebbe l’opposto delle intenzioni annunciate: si sottraggono soldi al lavoratore. Senza contare che la mossa taglierebbe risorse all’INPS e ai fondi pensione.
In sostanza la freddezza con cui il MEF di Padoan ha accolto ‘l’idea’ appare più che giustificata. Detto dei danni collaterali e dell’improbabile impatto sui consumi, appare un altro spot in cui il premier vende il provvedimento come un “dono” ai lavoratori. Non è un caso che nella sua propaganda il premier abbia voluto accostare i “100 euro” del TFR per chi ne guadagna 1300 al mese agli 80 euro del bonus IRPEF. “Inizia a fare una bella dote, circa 180 euro”. Frottole.
Da notare che il provvedimento in questione escluderebbe, come nel caso del bonus IRPEF, chi avrebbe davvero bisogno di maggiore liquidità e che quei 100 euro li spenderebbe sul serio, per semplice sopravvivenza. Vale a dire quegli autonomi, quelle partite IVA a cui invece potrebbe essere scippato il regime dei minimi.
‘L’idea’ di Renzi non è un’idea di Renzi. A proporla nel recente passato e in più di una circostanza, è stato Giulio Tremonti, ministro dell’Economia dell’ultimo governo Berlusconi, quello per intenderci dello spread a 575 punti. La proposta venne avanzata nell’agosto 2011, l’estate della manovra di Ferragosto che non salvò dal fallimento quell’esecutivo. Idea rilanciata un anno e mezzo fa, durante la campagna elettorale del 2013, sempre da Tremonti. Obiettivo annunciato? Rilanciare i consumi.. “Per le aziende non sarà un problema visto che avranno credito da questa enorme banca pubblica sul modello Kfw. Abbiamo già la Cassa Depositi e Prestiti che nel 2003 ho fatto diventare spa, ora deve aumentare il capitale e diventare banca di Stato come in Germania perché senza credito alle imprese e all’economia andiamo a sbattere. Le mie sono proposte concrete: i lavoratori con il TFR in busta paga avranno una tredicesima in più per un anno o magari due”. Ricorda il ragionamento di qualche rottamatore?
Fonte -IBT-
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