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Il doppio pianto di Pianto Romano

By   /  9 Gennaio 2015  /  No Comments

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Lo scorso 26 dicembre mi sono recata a Pianto Romano, la nota collinetta presso cui sorge l’antico ossario che da secoli raccoglie i resti dei giovani e coraggiosi garibaldini. Sono certa che voi altri conosciate molto bene la vicenda riguardante il nostro caro paese, ma voglio comunque ricordare a tutti che fu proprio a Pianto Romano che il 15 maggio 1860 si combattè la prima battaglia contro i Borboni, la storica battaglia del “qui si fa l’Italia o si muore”. Tralasciando in questa sede le menzogne secolari sulle “oneste” modalità di vittoria dei garibaldini, le quali spero vengano smentite prima o poi ufficialmente (almeno per amore della verità -dopo quasi 155 anni!!-), voglio oggi scrivere queste poche parole per segnalare il mio sgomento e la mia indignazione rispetto alle condizioni in cui versa il sito storico. 

 

Già in auto arrivando nei pressi dell’ossario si nota un insieme di erbacce e resti di animali sparsi per la strada, vi sono grossi massi lasciati sul viadotto e le già insidiose curve della collinetta vengono rese ancora più pericolose a causa della scarsa visibilità che creano le piantagioni adiacenti la strada. Giungendo sul posto l’abbandono del luogo è palpabile, l’ossario è ricoperto di macchie (l’umido non lo ha risparmiato), le incisioni sui lati sono appena visibili e le scene ivi rappresentate incomprensibili (forse un piccolo restauro in “soli” 155 anni si sarebbe potuto commissionare), le scale che conducono all’interno sono ricoperte da non meglio identificate macchioline e (strano!) da erbacce. All’interno peggio ancora: muffe dappertutto, umidità, finestre spaccate, mura crepate, quadri sbiaditi e talmente tanta polvere sui ripiani più alti da chiederti se forse l’ultimo ad aver passato la pezza non fu proprio il caro Garibaldi, prima di andare a posizionare un paio di sue statue in paese.

 

Ma voglio parlarvi anche di qualcos’altro, di qualcosa che mi ha lasciata maggiormente senza parole, poichè nonostante alcune risposte come “ah ma si sape!”, io ne ero all’oscuro e dunque, al di là del fatto che ciò possa essere stato dovuto alla mia personale ignoranza, credo sia arrivato il momento che le voci che “si sapiano” vengano messe per iscritto (anche per rinfrescare la memoria a chi di queste faccende ne è già garibaldi2informato). Si tratta di una persona, un uomo, che noi tutti più o meno conosciamo, come accade sempre nei piccoli paesi come il nostro, abita nei pressi del monumento, il suo nome è Girolamo Amato e lo scorso 26 dicembre, vedendo arrivare un auto si è tempestivamente recato sul posto. Con la massima gentilezza e disponibilità ci ha aperto le porte dell’ossario; ci ha raccontato aneddoti, storie, verità; ci ha mostrato foto, quadri, incisioni, alcune risalenti addirittura alla storica battaglia. Ha saputo identificarci i vari garibaldini caduti in battaglia e ci ha spiegato cosa rappresentassero le incisioni esterne ai lati del monumento (quelle di prima, le logore ed incomprensibili). È stato ospitale, come un vero padrone di casa che guarda con sguardo pieno d’orgoglio il suo piccolo tesoro storico, una persona che sa riconoscere il valore di qualcosa e che per questo la cura nei limiti delle sue possibilità, proprio come fosse sua. Tuttavia all’opposto della sua passione si trova l’indifferenza degli uomini “colti” che dovrebbero curare questo tesoro, e dall’ammirazione per quest’uomo all’indignazione verso le amministrazioni e le istituzioni il passo è stato breve: infatti a questa persona, che si occupa, a sue spese, della manutenzione essenziale dell’ossario (luci, pulizia quotidiana etc..), nulla è riconosciuto, nè alcun compenso economico nè alcun riconoscimento per il servizio che offre ai cittadini ed ai turisti che si recano sul posto, purtroppo sempre meno numerosi data la scarsa pubblicità che se ne fa e le precarie condizioni in cui versa il sito.                  

 

Non credete, quindi, che sia assurdo che ad occuparsi di questo luogo non siano gli enti competenti ma bensì un uomo di buona volontà, a cui credo dobbiamo tutti, noi e voi, i nostri più cari ringraziamenti? Perchè nessuno, nè a livello comunale nè a quello regionale, se ne è mai occupato seriamente? Stiamo parlando di uno dei luoghi più significativi dell’Italia unita, di un sito di importanza storica inestimabile, o forse non vi siete mai chiesti come mai esista una “via Calatafimi” in quasi tutte le città italiane? E perchè mai i cittadini dei paesi limitrofi ne ignorano l’esistenza e quei pochi che vi si recano devono trovare uno stato di incuria totale? Bisogna affidarsi alla buona volontà di un cittadino privato? E perchè nulla viene riconosciuto a quest’uomo che offre un servizio gratuito esclusivamente per amore della storia? Vogliamo investire sui nostri siti più importanti o aspettiamo che, piuttosto che iniziare ad effettuare le manutenzioni necessarie e ad occuparci delle visite, i nostri beni vengano svenduti a ricchi acquirenti esteri? Sussistono concrete intenzioni di voler curare le nostre bellezze prima che la Sicilia si trasformi in una discarica?

 

Questo articolo non ha lo scopo di offendere qualcuno poichè nessun’amministrazione, nè attuale nè precedente se ne è mai preoccupata, dunque offese per nessuno, tanto meno gloria e meriti. I giusti onori, semmai, andrebbero a colui che apre le porte, cambia le lampadine e passa le giornate di festa facendo da guida turistica. A colui che, senza orari di apertura e chiusura (peraltro carina la targhetta con gli orari mai applicata!) si dedica da anni alla sua manutenzione, impedendo di fatto che il sito venga chiuso del tutto e abbandonato alle intemperie dei secoli o alla buona volontà di qualche divinità antica (tanto Segesta è vicina!)

 

Voglio concludere raccontando all’attuale sindaco, all’assessore ai beni culturali e a tutti voi solo una tra le tante storielle (se volete però il Sig. Amato sarà ben lieto di raccontarvene molte altre), quando questi ha chiesto un registro per raccogliere le firme dei visitatori gli è stato dato un quadernetto da scuola in formato A5 (quasi gli stessimo facendo un favore, noi a lui!!). Ebbene questo quaderno è perfetto! Piccolo come piccola è la nostra mentalità che non apprezza ciò che ha e per questo credo che nemmeno più la meriti. Concludo, e stavolta davvero, nella speranza che prima possibile a queste domande giunga una concreta risposta, fatta di azioni e non di parole, nella speranza che i ragazzini delle nostre scuole possano conoscere la grande storia che riguarda questo piccolo paese e recarvisi più spesso, magari portando con loro i genitori, nella speranza che non sono i servizi effettuati da “Striscia la notizia” o le pompose visite del Presidente della Repubblica a fare la differenza, ma noi, i cittadini, cittadini come il Sig. Amato che continua ad asciugare le lacrime di questo pianto, cittadini che amano e vivono queste paese e le splendide opere che lo circondano e lo identificano. Siamo noi ancora oggi a chiedere agli enti competenti ed alle relative amministrazioni di volgere lo sguardo verso pianto romano, che offre un bellissimo panorama da lontano ma che meriterebbe un bellissimo ritratto da vicino.

Eleonora Giacalone

ossario-di-pianto-romano

Pianto Romano

 

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