Arriva da Israele una notizia che potrebbe realmente invertire la rotta della malattia Covid-19. Un farmaco in particolare garantirebbe la guarigione in tempi rapidissimi nel 96,6% dei casi
Arriva in questi giorni da Israele una notizia che potrebbe realmente invertire la rotta della malattia Covid-19. Insieme agli anticorpi monoclonali, approvati finalmente anche in Italia e definiti dagli esperti “rivoluzionari” perché in grado di guarire i pazienti anche più gravi in pochi semplici passaggi, potrebbe arrivare ora anche un farmaco che non solo promette benissimo, ma potrebbe persino passare alla storia come il primo vero farmaco contro il Coronavirus.
Si tratta di EXO-CD24, sviluppato dai ricercatori del Sourasky Medical Center di Tel Aviv. Gli scienziati israeliani hanno dichiarato che questo farmaco sarebbe in grado di curare anche casi gravi di Covid.
Secondo lo studio clinico condotto, 29 pazienti su 30 con casi di Coronavirus da moderati a gravi sono stati trattati con EXO-CD24 e hanno registrato un “netto” recupero in soli 2 giorni. Un’efficacia del 96,6%. Sono stati poi dimessi dall’ospedale 3 o 5 giorni dopo. Anche il 30esimo paziente si è ripreso, ma dopo un periodo più lungo. Risultati davvero straordinari, insomma.
Come agisce EXO-CD24 contro il Covid
Il farmaco, sviluppato dal professor Nadir Arber del Centro integrato di prevenzione del cancro dello stesso ospedale, sarebbe in grado di combattere la tanto temuta tempesta di citochine, sindrome infiammatoria sistemica potenzialmente letale in cui il sistema immunitario va fuori controllo e inizia ad attaccare le cellule sane, colpendo i polmoni nel 5-7% dei pazienti con Covid-19 e causando moltissime morti.
Il medicinale viene somministrato per inalazione, una volta al giorno, in una procedura che richiede solo pochi minuti, per 5 giorni. La proteina si trova sulla superficie delle cellule e ha un ruolo ben noto e importante nella regolazione del sistema immunitario, perché aiuta a “calmarlo” e a frenare la tempesta.
Si basa sugli esosomi che il corpo rilascia dalla membrana cellulare e utilizza per la comunicazione intercellulare. “Noi arricchiamo gli esosomi con la proteina 24CD, che è nota per svolgere un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario”, ha spiegato il direttore del laboratorio di Arber, Shiran Shapira, che conduce ricerche sulla proteina CD24 da decenni.
Questa preparazione avanzata può essere prodotta in modo rapido ed efficiente e ad un costo molto basso in ogni struttura farmaceutica del Paese e in breve tempo a livello globale, assicurano. In più, oltre a non causare effetti collaterali, questo trattamento sperimentale ha due caratteristiche uniche. Il primo è che inibisce la secrezione eccessiva di citochine. Il secondo è che viene somministrato direttamente ai polmoni.
“Anche se i vaccini svolgono la loro funzione, e anche se non vengono prodotte nuove mutazioni, in un modo o nell’altro il Covid rimarrà con noi”, ha detto Arber, “per questo abbiamo sviluppato un farmaco unico”. Il farmaco passerà ora a ulteriori fasi di prova, sebbene l’ospedale lo consideri un potenziale punto di svolta.
L’altra speranza dal farmaco Allocetra
Ma non c’è solo EXO-CD24. La scorsa settimana Enlivex Therapeutics ha riportato risultati positivi da uno studio clinico multicentrico di Fase II del suo farmaco immunoterapico sperimentale Covid-19 Allocetra in pazienti con Covid-19 gravi e critici.
Già ad ottobre gli scienziati avevano riferito che 5 pazienti in terapia intensiva con Covid-19 erano stati dimessi dal Centro medico dell’Università Hadassah di Gerusalemme dopo il trattamento con Allocetra. 9 pazienti con Covid-19 grave e 7 critici sono stati trattati con Allocetra nella sperimentazione clinica di Fase II. 14 di loro sono guariti e sono stati dimessi dall’ospedale dopo una media di 5,3 giorni.
Allocetra si basa sulla ricerca del dottor Dror Mevorach, direttore scientifico di Enlivex, capo della medicina interna e di uno dei reparti di coronavirus di Hadassah. Funziona di fatto ripristinando l’equilibrio del sistema immunitario.
Lo studio di Fase II inizialmente prevedeva l’arruolamento di 24 pazienti, ma è stato completato in anticipo. La maggior parte dei pazienti in entrambi gli studi presentava fattori di rischio preesistenti, come sesso maschile, obesità e ipertensione.
Complessivamente, 19 dei 21 pazienti dello studio di Fase II e di Fase I curati con Allocetra sono guariti e sono stati dimessi dall’ospedale dopo una media di 5,6 giorni. I pazienti di Fase II che sono stati dimessi dall’ospedale sono attualmente sani.
“I risultati che abbiamo visto dei 12 pazienti con Covid-19 trattati fino ad oggi con Allocetra sono entusiasmanti”, ha affermato il prof. Vernon van Heerden, capo dell’Unità di terapia intensiva generale di Hadassah e ricercatore capo di entrambi gli studi clinici.
Anche per Allocetra dunque potrebbero essere straordinari gli effetti sui pazienti Covid-19 gravi e critici, nonché per tutti quei pazienti che soffrono di tempeste di citochine e disfunzioni d’organo in varie indicazioni cliniche, potenzialmente letali, con elevate esigenze mediche o ad alta mortalità.
Cosa dicono i vaccini in Israele
Buone notizie sempre da Israele arrivano anche in merito ai vaccini. Ad oggi quasi il 90% delle persone di età pari o superiore a 60 anni nel Paese ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer. L’azienda americana ha deciso proprio in questi giorni di accelerare la produzione delle fiale perché, dicono gli esperti, il rischio che diventi inefficace è molto elevata.
I ricercatori stanno osservando che i vaccini anti-Covid stanno aiutando a frenare le infezioni e i ricoveri tra gli anziani, quasi 6 settimane dopo che sono stati iniettati.
Il Paese è il primo a rilasciare dati che si basano sull’analisi di circa un quarto di milione di infezioni da Covid-19 e che mostrano che i vaccini funzionano in un gruppo così ampio di persone, a seguito della notizia di due settimane fa che le fiale sembravano ridurre le infezioni nelle persone vaccinate.
I dati raccolti dal ministero della Salute israeliano mostrano che c’è stato un calo del 41% delle infezioni da Coronavirus confermate in quella fascia di età e un calo del 31% dei ricoveri da metà gennaio all’inizio di febbraio. In confronto, per le persone di età pari o inferiore a 59 anni, di cui poco più del 30% sono state vaccinate, i casi sono diminuiti solo del 12% e le ospedalizzazioni del 5% nello stesso periodo.
I vaccini hanno contribuito al declino dei casi e ai ricoveri delle persone anziane, perché i casi stessi erano maggiori e si sono verificati prima in quella fascia di età che nei giovani. E la differenza nel numero di casi tra le persone di età superiore ai 60 anni e i giovani è stata più pronunciata nelle città in cui almeno l’85% degli anziani aveva ricevuto la prima dose di vaccino all’inizio di gennaio.
Tuttavia, il calo del numero di casi e dei ricoveri potrebbe non essere dovuto esclusivamente ai vaccini. A gennaio, il governo di Tel Aviv ha imposto un lockdown a livello nazionale in risposta alla drammatica accelerata di epidemia in Israele.
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