Province addio. Dagli organi di governo al destino del personale, punto per punto, tutte le novità della riforma votata oggi dall’Assemblea. E i commenti di maggioranza e opposizione.
PALERMO – Da un lato la maggioranza che esulta. Dall’altro l’opposizione che parla di una riforma ‘pastrocchio’.In mezzo, la lotta interna al centro destra. L’istituzione dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane ha acceso il dibattito all’Ars.
“Si tratta di una data storica, un giorno significativo, in cui finalmente lo Statuto siciliano trova attuazione” è il pensiero del presidente della Regione Rosario Crocetta, che della riforma ha fatto uno dei cavalli di battaglia in campagna elettorale. “Un’occasione mancata per l’affermazione con i fatti del nostro statuto speciale. Una legge che seguendo il dettato della Delrio ha di fatto ripristinato quasi in toto le Province”, secondo il Movimento 5 Stelle.
Ma cosa prevede la riforma approvata oggi all’Ars?
Nove enti di area vasta
I nuovi enti intermedi corrisponderanno territorialmente con le ex Province. Sei i Liberi consorzi (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Trapani) e tre le Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Si tratta di enti di area vasta dotati di autonomia statutaria, regolamentare, amministrativa, impositiva e finanziaria. E su quest’ultimo punto non sono mancate le perplessità da parte dell’opposizione. “Tra personale, funzionamento e costi indiretti, gli istituti scolastici in provincia di Palermo gravano per circa 18 milioni di euro – ha spiegato Vincenzo Figuccia di Forza Italia -. Siamo curiosi di sapere dove i nuovi enti di area vasta troveranno queste risorse”.
Gli organi di governo
Quattro gli organi che andranno a comporre i nuovi enti territoriali. Si tratta del Presidente (Sindaco per le Città metropolitane), dell’Assemblea (Conferenza per le Città metropolitane), della Giunta e dell’Adunanza elettorale. Organo, questo, che sarà formato da tutti i sindaci e consiglieri comunali in carica nei comuni appartenenti all’ente e avrà come compito quello di eleggere il presidente del Libero consorzio e il sindaco della Città metropolitana, oltre che i membri della Giunta. Proprio sulla previsione della elezione di secondo livello si è creata la frattura tra maggioranza e parte dell’opposizione. Lista Musumeci, Forza Italia e Pid non hanno preso parte all’esame e al voto della riforma per protestare contro la presidenza dell’Ars che ha dichiarato inammissibili tutti gli emendamenti volti a introdurre l’elezione diretta. Possibilità che la riforma lascia, invece, alla potestà statutaria di ciascun ente.
Chi può presiedere gli enti
Possono occupare la poltrona di presidente e sindaco metropolitano solo i primi cittadini dei comuni appartenenti all’ente territoriale, a condizione che il loro mandato scada non prima dei 18 mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. “Una misura – ha spiegato il presidente della prima commissione Antonello Cracolici – per evitare incarichi troppo brevi”, dal momento che la cessazione dalla carica di sindaco di un comune o di consigliere comunale comporta la decadenza immediata di qualsiasi carica ricoperta negli organi dei Liberi consorzi e Città metropolitane. Non c’è l’automatismo previsto altrove in Italia per cui nelle Città metropolitane il sindaco del comune capoluogo è anche sindaco metropolitano.
Elezioni e fine dei commissariamenti
Assemblea e Conferenza sono gli organi di indirizzo politico degli enti di area vasta e sono composte dai sindaci dei comuni. La Giunta è, invece, l’organo esecutivo e i componenti variano da quattro a otto in base al numero di abitanti dell’ente. Per la prima elezione bisognerà attendere il prossimo autunno. “Tra ottobre e novembre si riuniranno nelle ex province circa 10mila tra sindaci e consiglieri comunali – spiega Cracolici -. Numeri che segnano una grande novità, oltre la fine dei commissariamenti”.
Il costo degli organismi
Per quanto riguarda il costo degli organismi, al presidente e al sindaco metropolitano è attribuita un’indennità pari alla differenza tra quanto percepito per la carica di sindaco e quella spettante al primo cittadino del comune con il maggior numero di abitanti. Nel caso questa indennità dovesse corrispondere a quella già percepita, sarà aumentata del 20%. Per ciò che riguarda i componenti delle Giunte, invece, la somma sarà pari alla differenza tra l’indennità percepita per la carica ricoperta nel proprio comune e il 50% di quella spettante al presidente del consorzio o sindaco metropolitano.
Le competenze
Ma più che sulla governance, è sulle funzioni dei nuovi enti che governo e maggioranza hanno voluto sottolineare le innovazioni rispetto al recente passato. “Con questa riforma abbiamo messo fine agli sprechi per ripetizione della spesa – afferma Cracolici -. Non esisteranno più nove ‘supercomuni’, come erano nei fatti le ex Province, perché Liberi consorzi e Città metropolitane avranno competenze esclusive”.
“In capo ai nuovi enti restano molte competenze delle ex Province – ha spiegato l’assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio –, ma con alcune modifiche di rilievo. In particolare, vengono trasferite ai comuni le competenze su manifestazioni artistiche e ricreative, mentre alla Regione passano le competenze su formazione professionale e tutela ambientale. I Liberi consorzi – ha aggiunto – avranno, invece, competenza sull’approvazione degli strumenti urbanistici ed entro il prossimo anno anche sull’edilizia popolare abitativa, sulla vigilanza dei consorzi di bonifica e sulla motorizzazione civile”.
Il personale
Ma è il capitolo più scottante era sicuramente quello relativo al personale delle ex Province che attendeva con il fiato sospeso l’approvazione della riforma. “In un momento in cui le province del resto d’Italia hanno messo in mobilità il 50% dei dipendenti, noi pensiamo di aver messo in sicurezza il personale”, ha affermato l’assessore Pistorio. “Il risultato più importante è aver dato continuità ai posti di lavoro dei dipendenti delle ex Province”, ha detto il deputato Giovanni Di Mauro (Mpa).
Di tutt’altro avviso il forzista Vincenzo Figuccia. “Non è affatto vero che il personale verrà garantito. Anzi. Visto che a questi enti sono state attribuite nuovi funzioni senza il giusto corrispettivo in termini di dotazione finanziaria, c’è il rischio concreto di messa in mobilità di centinaia dipendenti”.
Nel dettaglio, la riforma dispone che gli enti di area vasta stabiliscano entro tre mesi la propria dotazione organica. Il personale che resterà assegnato ai nuovi enti o che andrà in mobilità sarà individuato con decreto del presidente della Regione, previa delibera di giunta su proposta dell’assessore regionale alle Autonomie locali, sentite le principali organizzazioni sindacali.
“Gli elementi che mi convincono di più della riforma sono tre – ha spiegato il governatore Crocetta – . Innanzitutto offre sin da subito una impostazione ben definita dei nuovi enti; rispetta i referendum già fatti, consentendo ai comuni che avevano già scelto di passare ad un altro libero consorzio di confermare il la loro decisione; consente, infine, la possibilità di formare nuovi Liberi consorzi di comuni che abbiano i requisiti di continuità territoriale e una popolazione non inferiore a 180 mila abitanti, requisiti che ne eviteranno la inutile proliferazione”.
Centrodestra diviso
Una riforma che ha lasciato una profonda spaccatura nel centro destra. A Forza Italia non è andata giù la scelta del Nuovo centro destra di restare in aula durante l’esame del disegno di legge. “Una decisione con la quale l’Ncd non ha soltanto permesso l’approvazione di una riforma ‘pasticcio’, ma soprattutto ha salvato il governo da una fine ormai certa – è l’affondo di Vincenzo Figuccia -. Oggi è nata una nuova forza polita, l’Ncd, il Nuovo centro sinistra che abbraccia il governo Crocetta. Un matrimonio per il quale facciamo i migliori auguri, certi però che la luna di miele durerà poco”.
Una risposta quella di Figuccia alle parole lanciate poco prima da Vincenzo Vinciullo (Ncd) in conferenza stampa. “Il centro destra non si può ricostruisce con i reiterati attacchi di Fi nei nostri confronti. Se non si cerca il dialogo non ci potrà essere un futuro insieme”.
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