“Ho 442 amici, eppure sono solo” comincia così il video che sta riscuotendo molto successo nella rete. Il testo in rima è recitato in inglese ma, a qualche giorno dall’uscita, è stato finalmente sottotitolato in italiano. “Parlo con loro ogni giorno, ma nessuno mi conosce davvero” prosegue la denuncia che sta facendo aprire gli occhi in merito alla reale asocialità dei social network.
Essere connessi con gli amici, con la rete, con il mondo ci dà l’illusione di mettere in comunicazione noi stessi e di esprimere chi siamo, le nostre emozioni e il nostro mondo. La verità, invece, è che quest’illusione ci inchioda allo schermo dello smartphone o del tablet attraverso i quali ci connettiamo. Le condivisioni del video, ormai, sono migliaia e il successo è ampiamente meritato. Il filmato fa riflettere sul potere di farci isolare mentre siamo in compagnia di parenti o amici, attraverso una piccola storia. Il protagonista, dopo essersi perso, invece di fissare lo schermo per cercare la mappa sull’applicazione del proprio apparecchio, decide di chiedere la strada a una ragazza: l’incontro si rivelerà molto importante.
Il video, poi, si spinge oltre: “Da bambino non stavo mai in casa, stavo con gli amici, sulla bici, avevamo buchi nelle scarpe, sbucciature sulle ginocchia”. Con amara precisione la voce descrive il presente tecnologico, fatto di computer e isolamento. “Ora i parchi sono silenziosi è impressionante, non ci sono bambini, non dondolano le altalene”. Sono tutti dentro casa, davanti al computer. A intrattenersi con un apparecchio che, se è capace di condividere le emozioni, di sicuro non sarà mai in grado di produrle.
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