Non importa quanto tu sia scettico, sicuramente è capitato anche a te almeno una volta: stai tranquillamente navigando sul web, magari su un social network, quando ti imbatti in un articolo che asserisce qualcosa di così sensazionale da essere incredibile. Leggi un po’ di commenti, magari azzardi qualche rapida ricerca su Google o Wikipedia, e finisci per convincerti (abbastanza rapidamente) che è tutto vero.
Gli argomenti sono i più disparati: a volte si tratta di avvistamenti di fantasmi in filmati di bassa qualità, altre volte di nuove cure miracolose per il cancro di cui la comunità scientifica non sa nulla. In ognuno di questi casi, tuttavia, si possono identificare gli elementi tipici della cattiva informazione.
Paradossalmente, pur vivendo nell’era dell’informazione, la maggior parte delle informazioni a cui abbiamo accesso sono spesso di qualità infima. Questo è in larga parte dovuto alla tendenza che dilaga sul web di pubblicare centinaia di volte una notizia, di sito in sito, senza prendersi la briga di controllare la sua effettiva veridicità. Dando così per scontato che, se un’informazione è facilmente reperibile, questo la renda automaticamente vera.
In sociologia questo fenomeno prende il nome di Argumentum ad Populum o, più volgarmente, Effetto Carrozzone e consiste nel credere che se molte persone pensano che X esista, allora esiste davvero.
Ad esempio, nonostante Wikipedia sia un ottimo sito per farsi un’idea generale di un argomento, capita molto di frequente di imbattersi in leggende metropolitane che riportano informazioni parziali o completamente errate. Tuttavia, essendo Wikipedia tra i siti più visitati al mondo, pochi diffidano delle affermazioni che vi si possono trovare.
In un mondo in cui chiunque può fare (dis)informazione, essere scettici dovrebbe essere la regola. E’ necessario leggere attentamente, per capire se si tratta di un articolo raffazzonato e bisognerebbe sempre scegliere con cura le fonti da seguire o su cui fare Fact-Checking.
Essere in grado di indagare sulla veridicità di un’informazione è di importanza fondamentale per combattere questo fenomeno di analfabetizzazione mediatica, ovvero la totale inabilità di valutare e stimare l’attendibilità delle affermazioni di pubblicità, politici o giornalisti.
Probabilmente vi starete chiedendo: come posso sapere se le fonti che utilizzo sono attendibili o meno?
Le fonti attendibili sono quelle di autori o pubblicazioni considerate come affidabili o autorevoli in relazione all’oggetto in esame: questa precisazione è particolarmente importante, poiché una fonte (un sito, un libro, ecc.) non va considerata attendibile in sé, ma in relazione a ciò per cui viene usata. Così per esempio il sito di un partito sarà (salvo casi particolari) fonte attendibile per lo statuto di quel partito, ma non per gli eventuali problemi giudiziari dei suoi membri.
Le pubblicazioni attendibili sono quelle con una struttura definita, che consente il controllo delle informazioni e le revisioni editoriali. L’attendibilità di una fonte dipende poi dal contesto: un celebre astronomo non è una fonte autorevole per ciò che concerne la biologia marina. In generale, una voce dovrebbe utilizzare fonti il più possibile affidabili, pubblicate e appropriate per tentare di coprire la maggior parte dei punti di vista pubblicati (includendo proporzionalmente le minoranze significative), rispettando un punto di vista neutrale.
In ambito scientifico è bene sapere distinguere tra riviste scientifiche e riviste di divulgazione scientifica. Le prime sono raccolte di pubblicazioni scientifiche scritte di proprio pugno dagli scienziati che hanno svolto una particolare ricerca e sottoposte ad una revisione paritaria alla comunità scientifica mondiale. Le seconde sono invece riviste “d’intrattenimento” rivolte ad un pubblico senza nessun requisito in termini di formazione, spesso scritti in maniera fuorviante o volutamente sensazionalistica.
Un’altra buona abitudine è preferire fonti firmate da chi le ha redatte; questo dà l’effettiva possibilità al lettore di verificare quali sono le competenze dell’autore e la loro pertinenza con l’articolo. Oggigiorno, sono molti i giornalisti che, avendo una scarsa preparazione scientifica, si limitano a ripetere o confermare notizie scritte da altre persone.
La necessità di essere mediaticamente competenti, nonostante si faccia sempre più pressante, esiste da almeno un paio di secoli. Ad esempio, nell’Agosto del 1835 il New York Sun pubblicò un articolo sconvolgente nel quale affermava che un famoso astronomo britannico aveva scoperto l’esistenza di vita sulla luna per mezzo di un nuovo favoloso telescopio.
Erano tempi in cui solo pochissimi privilegiati possedevano una laurea, e il Sun utilizzò tecniche di disinformazione in voga ancora oggi: citarono il nome di un fantomatico “esperto”, fecero uso del gergo scientifico per dare all’articolo un tono autorevole, e dichiararono che la “scoperta” era comparsa su di un “prestigioso” giornale oltremare.
Fortunatamente, gli scettici esistono da sempre, e alcuni si chiesero: l’esperto è una persona reale? Ha davvero scritto questo articolo scientifico? E il giornale su cui l’ha scritto esiste o è stato inventato?
Venne dimostrato che la storia era niente più che un’elaborata frode; il caso prese il nome di “The Great Moon Hoax” (la grande beffa lunare).
Fonte: scetticismometodologico.altervista.org
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