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Il mago Renzi non fa i conti con la realtà

By   /  2 Agosto 2014  /  No Comments

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Houston, abbiamo un problema e si chiama realtà. A sentire il premier e i suoi adepti sembra che una volta approvata in prima lettura la ‘benedetta’ riforma della Costituzione, la strada per questo strano paese sarà in discesa. Se lasciamo lavorare in pace il mago Merlino, senza fare i gufi e rosicare (per cosa non si è capito), tutto si metterà a posto.

Né lui né i suoi vari ‘Semola’ ci hanno ancora spiegato come il nuovo Senato farà crescere alberi di banconote da 500 euro per finanziare il taglio del costo del lavoro. O come l’introduzione della ghigliottina farà impennare il PIL. Chi si interroga su questa banalità diventa Anacleto, che si sganascia dal ridere mentre l’Italia precipita.

 

 

Ma torniamo alla realtàPrima delle Europee, già ci si chiedeva dove Matteo avrebbe preso i soldi per la manovra autunnale. Lui escludeva “assolutamente” una manovra correttiva e aggiungeva: “Non è ottimismo stupido, ma che fa i conti con la realtà: non diciamo che la crisi sia finita ma i segnali della ripresa sono importanti” (Radio24, 16 maggio).

 

 

Una settimana prima era andato ‘oltre’: “Le previsioni sono un mare magnum dove ciascuno di noi fa la sua parte. Ieri Moody’s ha detto che l’Italia può crescere al 2%, altro che 0,5%” (La Telefonata di Belpietro, 9 maggio).  Ad aprile il governo dell’apprendista mago aveva indicato lo 0.8%: una cavalcata di ottimismo.

 

 

Poi arrivano le stime di crescita dell’ISTAT, di Confindustria, del Fondo Monetario Internazionale, di Bankitalia. Non sono proprio in linea né con Moody’s né con il DEF, anzi sono lontane anni luce dalle previsioni del governo. Ma si sa, è un “mare magnum dove ciascuno fa la sua parte”. E il governo ha fatto la sua.

 

 

Una settimana fa il mago che non crede alle stime, soprattutto le sue, ci spiegava che “sarà molto difficile arrivare alla stima dello 0,8% contenuta nel DEF”. Un attimo di lucidità prima del tracollo: “Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente per la vita quotidiana delle persone” (Intervista ad Alan Friedman, 24 luglio).

 

 

Se il PIL è inutile per noi comuni mortali, lo diventa anche nel rapporto con il debito pubblico (a proposito, nei primi 4 mesi del 2014 è aumentato quanto in tutto il 2013) e con il deficit. Renzi vuole andare in Europa e “cambiare regole” come il fiscal compact o il tetto del 3% che a quanto pare non servono a nulla.

 

 

E’ notorio che alle persone non interessino aumenti di tasse e tagli ai servizi essenziali, inevitabili senza crescita e con l’obbligo di rientrare nel 60% del rapporto debito/PIL, che non servirà a niente secondo la dottrina renziana, ma purtroppo per noi esiste. Qualcuno un paio di anni fa propose Berlusconi per un premio antimafia, allora Renzi merita sicuramente il Nobel per l’Economia.

 

 

Anche chi lo circonda si trasforma in gufo. “Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro“. La frase è di Carlo Cottarelli, commissario per la spending review voluto dal governo Letta. Renzi ieri lo ha liquidato: “La spending si fa anche senza Cottarelli“. Lui fa così, ne sanno qualcosa i senatori epurati dalla Commissione Affari Costituzionali, sostituiti da colleghi più ottimisti.

 

 

Visto l’andazzo, chissà che Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, oggi non si sia pentito di queste parole: “La situazione economica è meno favorevole di quello che speravamo a inizio dell’anno e questo incide sulla crescita e sui conti pubblici di tutti i Paesi. Questa situazione richiede ancora di più uno sforzo a livello nazionale ed europeo per sostenere la crescita“. Un ministro del Tesoro che crede ancora al PIL e parla di conti pubblici? Un’altra ammissione, che risale a due settimane fa ed è rimasta sotto traccia, potrebbe costargli cara: “I tagli del cuneo fiscale (i famosi 80 euro, ndr) saranno resi permanenti con la legge Stabilità“. Saranno? Ma il 18 aprile il futuro Nobel per l’Economia non aveva garantito che “il taglio delle tasse è strutturale”? Stai a vedere che Padoan è un altro rosicone.

 

 

In attesa di capire se il ministro ha le sembianze di un gufo, il favorito per sostituire Cottarelli è Yoram Gutgeld: deputato alla prima legislatura, considerato il ‘guru’ economico di Renzi. E se tanto mi da tanto, ci siamo giocati anche la spending review.

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