Da mesi anzi di anni si discute, soprattutto in Italia, sull’opportunità o meno di avere una Banca Centrale così lontana dai propri interessi. Di discorsi sulla sovranità monetaria e sul signoraggio né è piena la rete, soprattutto da quando, il d.lgs n° 43 del 10 marzo 1998 sottrasse definitivamente la Banca d’Italia dalla gestione del governo italiano, sancendo l’appartenenza della stessa al sistema europeo delle banche centrali. Di li in poi, la quantità di moneta circolante dovrebbe essere decisa dalla Banca Centrale Europea. Dico dovrebbe perché, proprio qualche giorno fa Martin Wolf nel suo articolo apparso sulle pagine del Financial Times, ci fornisce tutta un’altra spiegazione che assume connotati sarcasticamente anarchici, vista la presunta controllabilità dello strumento monetario millantata dai più alti funzionari delle Banche Centrali di tutto il Mondo.
Gli si desse retta, il suo titolo – “Spogliare le banche private dal potere di creare denaro” – basterebbe per mandare in soffitta le teorie, le istituzioni, e le politiche economiche che prima hanno causato la crisi, poi l’hanno aggravata con le politiche di austerità, scrive Luciano Gallino sul sito de “La Repubblica”.
Secondo l’influente autore del quotidiano inglese, la maggioranza del denaro circolante viene creata dal nulla, le banche private infatti creerebbero depositi come sottoprodotto dei loro prestiti. Prima di Wolf è stata la Banca d’Inghilterra a ribadire che la prima fonte di creazione della moneta sono proprio le banche private. “In pratica la creazione di denaro differisce da vari malintesi popolari: le banche non agiscono solo da intermediari, dando in prestito i depositi effettuati presso di loro… Ogni volta che una banca fa un prestito, crea allo stesso tempo un corrispondente deposito sul conto del mutuatario, creando in tal modo nuovo denaro.” (Bank of England, “Quarterly Bulletin”, n. 1, 2014). Secondo Wolf, nel Regno Unito tali depositi costituiscono circa il 97% dell’offerta di moneta. In pratica quasi la totalità delle sterline circolanti nel paese sarebbero un sottoprodotto di attività delle banche private.
Quella bancaria non si presenterebbe quindi come una normale attività di mercato in quanto fornisce due beni pubblici collegati tra loro: moneta e rete dei pagamenti.
Considerando poi la massa di denaro investita in derivati dal valore decine di volte superiore alle transazioni aventi per oggetto beni o servizi reali, e quindi attività fittizie, facilmente commutabili in denaro contante, si spiegherebbe il buco gigantesco esistente nel cuore delle nostre economie. Un circolo vizioso nella quale allo Stato tocca soltanto il ruolo di salvatore in ultima istanza con iniezioni di capitali continui.Questo spiegherebbe facilmente la recessione, il deficit e il rapido aumento del debito pubblico accorso negli ultimi anni in molti paesi.
Secondo l’economista inglese quindi il potere di creazione monetaria dovrebbe essere restituito allo stato. Le banche private dovrebbero tornare ad esercitare i ruoli originari di intermediari tra risparmiatori ed investitori, custodia dei depositi e “regolatori” dei flussi di pagamento.
Wolf per sostenere le sue tesi si richiama al Chicago Plan del 1930, e ad un grande economista come Irving Fisher, il quale assumeva che le banche dovrebbero disporre del 100% per ogni soldo contenuto nei loro depositi o prestato a terzi, azzerando la possibilità che queste possano creare denaro dal nulla.
Alle banche spetterebbe quindi solo il ruolo di gestore della moneta creata dallo stato. In secondo luogo ad esse verrebbe offerta la possibilità di offrire fondi di investimento a mo di prestito, ma potrebbero prestare soltanto soldi effettivamente investiti da clienti. Sarebbe così impossibile creare conti dal nulla, e mediante regole stringenti e requisiti patrimoniali si eliminerebbero i rischi di insolvenza. Terzo, la banca centrale potrebbe creare moneta per promuovere una crescita non inflazionistica, le decisioni sull’opportunità o meno di creare moneta sarebbero però prese da una commissione governativa indipendente.
Attraverso la separazione delle due funzione di creatore di moneta ed intermediatore degli scambi, sarebbe possibile aumentare l’offerta di moneta senza costringere le persone a riempirsi di debiti, ed inoltre sarebbe anche possibile trasferire i benefici del signoraggio direttamente nelle tasche dei cittadini, scrive l’economista del Financial Times.
A quelli che affermano che in questo modo si toglierebbe denaro all’economia reale, e le banche non potrebbero finanziare gli investimenti delle imprese, l’autore ricorda sarcasticamente che soltanto il 10% dei prestiti bancari totali è erogato per fini diversi dai mutui immobiliari.
In poche parole, e con specifico riferimento allo stato attuale dell’Unione Europea, soltanto una riforma finanziaria coraggiosa e profonda che riduca drasticamente le funzioni in capo alle banche restituendo il potere direttamente nelle mani dei governi, ora schiavi dei comportamenti più o meno “virtuosi” delle banche, potrebbe in qualche modo porre un freno ai rischi continui a cui i mercati finanziari ci pongono continuamente di fronte. Altrimenti, come scrive Wolf, in toni pesanti, “Quando arriva la prossima crisi – e di sicuro arriverà – abbiamo bisogno di essere pronti”.
Fonte -IBT-
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