Quali mascherine scegliere per l’uso quotidiano come sarà quello della fase di ripartenza: meglio di stoffa o chirurgiche «classiche»? E i visori in plexiglas? Mini guida ai materiali, alle tipologia e anche al corretto utilizzo.
Per la fase 2 probabilmente dovremmo abituarci a indossare mascherine a ogni uscita di casa. In alcune regioni è già obbligatorio e, considerando che non sempre la loro reperibilità è facile (per usare un eufemismo e non toccare l’argomento costi), dobbiamo adattarci a fare come possiamo perché la filosofia, in caso di mascherine e COVID-19, è “meglio che niente”: meglio coprirsi naso e bocca che non coprirseli affatto e adesso cerchiamo di stilare una “classifica” di cosa sarebbe più indicato usare. La guida è puramente pratica e vuole essere di facile utilizzo. C’è una questione materiali fondamentale e un’altra che riguarda il corretto utilizzo altrettanto fondamentale. Il fattore più importante per scegliere una mascherina (potendo scegliere) è il materiale.
Chirurgiche
Tra le mascherine chirurgiche e quelle di stoffa, sono meglio le «classiche» chirurgiche: limitano la diffusione nell’ambiente di particelle potenzialmente infettanti bloccando almeno il 95% dei virus in uscita. Non hanno una funzione filtrante in fase inspiratoria, pertanto non proteggono chi le porta dall’inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni (aerosol), ma forniscono comunque una minima protezione anche a chi la indossa da droplets (goccioline) pesanti nell’ordine circa del 20-30%. Ovviamente meglio quelle prodotte rispettando le norme CE e dei Dispositivi Medici. Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019 che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di: resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica, pulizia da microbi.
Di stoffa
Le maschere di stoffa proteggono meno, soprattutto quando gli strati sono sottili e le trame del tessuto lasciano traspirare, ci sono studi sulla loro efficacia che comunque mostrano come siano “meglio che niente”: in qualche modo trattengono le particelle virali emesse da una persona malata, anche se proteggono poco in entrata. Ovviamente lo stesso discorso vale per le sciarpe, ma siccome una buona parte della sicurezza delle mascherine viene dall’aderenza al viso, va da sé che la sciarpa è la scelta meno indicata tra tutte. «Sciarpe e foulard servono soprattutto a limitare la diffusione dei droplets da persone potenzialmente asintomatiche e quindi inconsapevolmente contagiose, ma hanno un potere filtrante minimo per chi li indossa soprattutto perché non aderiscono bene al volto come può fare una mascherina», spiega il virologo Fabrizio Pregliasco.
FFP1
Salendo nel livello di protezione, un’alternativa alla chirurgica (e un buon compromesso) sono le FFP1, che hanno un’efficacia filtrante del 80%. Proteggono gli altri, ma in buona parte anche se stessi. «Rendono però la respirazione più difficoltosa e non si adattano al viso se si ha la barba. Se dotata di valvola non ha una funzione filtrante in fase espiratoria: significa che chi la indossa protegge se stesso ma non gli altri perché dalla valvola può uscire materiale infetto se chi la indossa è positivo (anche inconsapevole) a Covid-19», spiega l’esperto. No alle valvole quindi, che non proteggono le altre persone, e questo vale per qualunque tipologia di mascherina per la popolazione.
Per i medici e sanitari
Le mascherine più protettive sono le FFP2 e FFP3 che sono riservate ai medici e che richiedono precise disposizioni per essere indossate e tolte, istruzioni che vengono insegnate con apposita formazione agli operatori sanitari. Esistono infine anche maschere in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile chiamate P2 o P3. L’efficienza filtrante di questi dispositivi è analoga a quelli delle FFP2 e FFP3, con il vantaggio di una migliore tenuta sul viso ma con un maggiore disagio dovuto all’incremento del peso.
Il corretto utilizzo
Qualche precisazione: le mascherine sono monouso, il che vuol dire che dovrebbero essere sostituite il più spesso possibile (o lavate nel caso di quelle di stoffa), compatibilmente a quanto le usiamo e a quali siano gli ambienti in cui le indossiamo. Poi c’è il problema dell’aderenza: l’efficacia delle mascherine dipende moltissimo da come si indossano (spesso i lacci si allentano) e da quanto sono aderenti al viso. È sconsigliato avere la barba e bisogna fare attenzione ai bambini, che dovrebbero indossare mascherine di taglia adeguata al loro viso (a partire dai 2 anni di età). Bisogna anche saperle mettere e togliere: il davanti non va mai toccato perché è la parte più contaminata e contaminante. Bisognerebbe sempre sfilarle toccando gli elastici.
I visori in plexiglas
Non dimentichiamo gli occhi: il virus passa attraverso le mucose e bisogna proteggere anche gli occhi: per questo una mascherina non può bastare e occorre continuare a rispettare le distanze. In ambienti particolarmente affollati o a rischio (ad esempio le farmacie) si sono visti dei visori in plexiglas che coprono il volto: «Sono dispositivi di protezione complementari alla mascherina – spiega Pregliasco – perché non aderiscono al volto, ma servono a proteggere gli occhi. Li usiamo in ospedale quando il personale non ha gli occhiali protettivi oppure deve difendere gli occhi ma indossa occhiali da vista». Ovviamente in ospedale la quantità di particelle virali che viene trasporta in aria, soprattutto in determinate pratiche, è molto ingente.
Pregi delle mascherine
La mascherina insomma può difendere gli altri se siamo asintomatici e in qualche modo può proteggerci dal contatto con gli altri se non riusciamo a mantenere la distanza consigliata di 1 metro (come può succedere sui mezzi pubblici, al supermercato o nelle fabbriche). Inoltre, indossare una mascherina è un ottimo deterrente dal toccarsi naso, occhi e bocca visto che le mucose possono rappresentare la porta di ingresso al virus nel caso di contaminazione da contatto con le mani. «Il fatto che tutti debbano coprire naso e bocca – aggiunge Pregliasco – ha anche un’importanza pedagogica: il virus sta circolando, tutti facciamo qualcosa per evitare il contagio con una maggiore serenità da parte della popolazione. Se tutti portiamo mascherina (e non solo i sintomatici) saremo tutti sullo stesso piano».
La altre misure rimangono
Le mascherine non saranno alternative, come è già stato detto, al mantenere le distanze e al lavarsi spesso le mani, che restano misure fondamentali, e indossare mascherine non deve trasmettere un falso senso di sicurezza, come teme l’Organizzazione Mondiale della Sanità che non le ha consigliate a tutta la popolazione proprio per evitare che siano abbandonate altre precauzioni. In ogni caso (al di là delle singole percentuali di protezione dei vari materiali) un ruolo ce l’hanno, specie in zone dove il contagio è ancora diffuso e dove quindi la presenza di asintomatici contagiosi potrebbe essere altamente probabile: sono certamente molto meglio che non coprirsi affatto.
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