Ventuno nuovi impianti, la cui autorizzazione è da tempo in corso, da affiancare alle discariche già esistenti e da ampliare o completare. La giunta Musumeci formula il nuovo piano rifiuti della Sicilia. Se tutti verranno realizzati nei tempi previsti, in tre anni l’Isola sarà del tutto autonoma e non servirà spedire rifiuti all’estero.
Ecco il cuore del piano rifiuti che la giunta si appresta ad approvare, come annunciato dal Presidente Musumeci durante la conferenza stampa in cui ha tracciato il bilancio del primo anno di lavori. Il testo preparato dall’Assessore Alberto Pierobon ha già avuto una condivisione di massima da parte delle autorità di Bruxelles e si muove su tre direttive principali.
Le discariche
Oggi la differenziata è intorno al 30%: proseguendo nel trend di crescita è raggiungendo oltre il 65% entro il 2021, il nuovo piano conta di accumulare parallelamente nelle discariche uno spazio di 7.9 milioni di metri cubi, sufficienti a garantire autonomia per un tempo lunghissimo visto che progressivamente si ridurrà l’afflusso di rifiuti grazie all’aumento della differenziata. Il piano prevede infatti di aumentare la capienza delle discariche portando a termine tutte le misure inserite nell’ordinanza che un anno fa a segnati i poteri speciali a Musumeci: dunque ci sarà la settimana vasca a Bellolampo e l’ampliamento delle discariche di Trapani e l’entrata a regine di quelle di Enna e Gela in più gli impianti di Sciacca e Caltanissetta verranno dotati del TMB, il trattamento meccanico di biostabilizzazione che riduce a sua volta l’afflusso di immondizia in discarica. Il piano prevede anche un ruolo limitato per la discarica di Motta Sant’Anastasia.
I NUOVI IMPIANTI
Per il resto l’Assessorato ai rifiuti ha passato ai Raggi X le potenzialità attuali del sistema, scoprendo che ci sono appena 14 impianti attivi per il compostaggio (strutture essenziali per dare sfogo alla parte non riciclabile della raccolta differenziata) e ben 21 rimasti solo sulla carta. E’ su questi 21 che si punterà nel breve/medio periodo. Ci sono 12 impianti la cui autorizzazione è in corso e verra dunque accelerata e altri 9 già autorizzati come quello di compostaggio a Calatafimi Segesta, autorizzato, progettato e finanziato sotto l’amministrazione Ferrara e che dovrebbe realizzarsi su un terreno confiscato alla mafia ed affidato allora al Comune di Calatafimi Segesta. Su richiesta dell’Amministrazione Ferrara al Comune di Calatafimi dovrebbe andare riconosciuto un benefit del 5% dei ricavi della gestione dell’impianto ed altre agevolazioni. Si prevedeva un importo del benefit di circa 150.000 euro annue. (vedi articolo completo)
Una volta portati a termine questi progetti, la potenzialità di smaltimento di questa categoria di rifiuti salirà ad 1.735.000 tonnellate già dal 2021. Si tratta di quote di rifiuti che ovviamente sfuggiranno alle discariche insieme alle altre quote frutto della differenziata. Sono questi in definitiva gli impianti su cui punterà la Sicilia. Nel piano sono inseriti grafici che indicano in queste quote la soglia di autosufficienza della Sicilia. Alla Regione si ironizza sul fatto che, in base alla produzione attuale, se tutti gli impianti saranno realizzati nei tre anni previsti ci sarebbe perfino spazio per importare rifiuti da altre Regioni.
Termovalorizzatori, no divieti
Al netto di tutte le altre parti, è questo il cuore del piano rifiuti che la Regione si appresta ad approvare. C’è, per la verità un altro capito, relativo in generale al tipo di impianti realizzabili in Sicilia. E’ il capito in cui si affronta il grande tema legato ai termovalorizzatori. L’approccio, viene sottolineato dai tecnici, sarà “laico”: il piano non indicherà alcun impianto realizzabile ne altri vietati. Tutti saranno realizzabili se rientrano all’interno di una cornice normativa che lo stessi piano delinea: nel testo viene richiamato l’orientamento di Bruxelles che da priorità agli impianti di riciclo, poi a quelli di recupero delle materie e infine a quelli di recupero di energia. Il termovalorizzatore è dunque una ipotesi residuale e la formazione del piano renderà privilegiabili le prime due soluzioni.
Il ruolo dei Sindaci
Chi deciderà quali impianti realizzare sarà “spinto” verso compostaggio e, a limite biogas. Ma chi sarà a decidere ? In questo, come più volte anticipato da Musumeci, il nuovo piano rifiuti si interfaccia con la riforma degli ATO: in pratica saranno le ADA eredi degli ATO, a decidere se e dove realizzare nuovi impianti oltre quelli già esplicitamente indicati nel piano. Sarà dunque l’assemblea dei Sindaci a livello provinciale a pianificare la gestione della raccolta e dello smaltimento su base territoriale ma all’interno della cornice di regole dettate dal piano che verrà approvato a giorni. Il piano prevede anche una suddivise per provincia delle quote di spazio in discariche e altri impianti per assicurare che ogni ambito territoriale sia autonomo e dunque per bloccare il fenomeno dei rifiuti che viaggiano da un capo all’altro dell’Isola. E’, questo, un’altro punto chiave del provvedimento.
I tempi
L’aggiunta dovrebbe approvare il piano entro questa settimana. Musumeci ha garantito che l’ultimo timbro verrà messo di sicuro entro fine anno. Poi, dopo un passaggio tecnico al Ministero, sarà operativo e permetterà di sbloccare dei contribuiti europei che Bruxelles ha negato fino ad ora proprio per la mancanza del piano, valgono circa 170 milioni.
Da un articolo del GDS di Giacinto Pipitone
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