Si prepara l’ennesimo rinvio in enti in cui non si vota da dodici anni
Ora, provate a immaginare che nel vostro comune non si voti da dodici anni. Sì, avete letto bene, dodici.Cosa a accadrebbe in quel comune? I cittadini non batterebbero ciglio, abituati e rassegnati? Difficile poterlo credere. Eppure, in Sicilia ci sono delle istituzioni democratiche per le quali da dodici anni non si vota più e da più di sette anni si va avanti a commissariamenti e a rinvii, in un gioco dell’oca ormai grottesco. Si parla delle ex Province, oggi liberi consorzi. Per alcuni di loro l’ultima volta che si votò correva l’anno 2008, Obama doveva ancora correre per la Casa Bianca, all’Eliseo albergava da un annetto Nicolas Sarkozy. Un altro mondo, insomma. Ma è da quel dì che non si vota più. Le nuove elezioni, quelle di secondo livello, cioè riservate ai sindaci dei comuni della ex provincia, continuano a essere rimandate e rimandate e rimandate. L’ultima data fissata era stata quella del 19 aprile prossimo. Tirata fuori dal cilindro appena un paio di settimane fa, il 17 gennaio, si appresta a subire l’ennesimo rinvio. La legge è già bella che pronta all’Ars con il rinvio numero quattordici. Meglio aspettare, è la ratio della norma, che votino i comuni chiamati alle urne per le amministrative di primavera. E sì, perché c’è sempre un buon motivo per rimandare il voto di queste istituzioni. E il voto slitterà ancora, dopo l’estate, anche per dare il tempo alle coalizioni di accordarsi sui candidati.
Intanto, le ex Province aspettano e ammuffiscono commissariate da quasi otto anni. L’ultima tornata di nomine lo scorso dicembre, quando il governo regionale ha cambiato i vertici di Siracusa, che ha fatto bancarotta nel frattempo, Enna (messa male pure) e Caltanissetta.
Un pasticcio che affonda le radici nella riforma varata nella scorsa legislatura dal governo Crocetta – si doveva votare nella primavera 2013, sette anni fa – e che finì in un clamoroso pasticcio. La nuova legislatura e il nuovo governo ci misero del loro. E cominciò la stagione dei rinvii, uno dopo l’altro. E dire che quell’ente, scriveva qualche mese fa Accursio Sabella, secondo lo stesso governatore, avrebbe dovuto recitare un ruolo da protagonista nella nuova mappa delle istituzioni siciliane. Musumeci è stato un presidente di Provincia, rammenta quei trascorsi a a ogni buona occasione. Ma nella sua stagione di presidenti delle province non ne sono stati eletti. Si doveva votare a giugno 2019, poi ad aprile di quest’anno. Adesso si vedrà. La gestione resterà intanto in mano ai burocrati scelti come commissari per l’ordinaria amministrazione, mentre le casse degli enti continuano a languire (anche se quest’anno alcune toppe sono state finalmente messe dopo un’estenuante trattativa Stato-Regione) e i servizi, soprattutto la manutenzione di strade e scuole, vanno a rotoli. L’Anci, l’associazione dei comuni, aveva esultato qualche giorno fa quando finalmente era stata annunciata la data delle elezioni. Pareva la volta buona. Quasi certamente non lo sarà. Ma a nessuno sembra ormai far più impressione.
Fonte Live Sicilia
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