La polizia catalana non ha sgomberato i seggi permettendo ai catalani di votare. Sono intervenuti allora gli agenti nazionali per impedire la consultazione sull’indipendenza: scontri fuori da alcune scuole, dove le persone sono state spostate con la forza. Irruzione della guardia civil a Girona dove avrebbe dovuto votare Puigdemont, alcuni feriti a Barcellona
La polizia nazionale e la guardia civil intervengono per bloccare il referendum per l’indipendenza della Catalogna. Dopo che questa mattina i catalani si erano presentati ai seggi sotto la pioggia, sono iniziati gli interventi degli agenti. Le forze di polizia hanno spostato i cittadini concentrati a protezione delle scuole e degli edifici. Una volta entrati nei seggi hanno sequestrato le urne e cercato di impedire il voto. In alcune zone ci sono stati scontri e la folla è stata spostata con la forza, come mostrano immagini e video su Twitter. Si registrano anche i primi feriti, almeno tre, tra cui una signora anziana nel quartiere di Roquetes a Barcellona. Un’azione definita “repressione franchista” dal governo catalano. Il portavoce della Generalitat ha informato i cittadini che in ogni caso il 73% dei seggi è aperto e funziona normalmente.
Agenti in tenuta anti-sommossa hanno invece fatto irruzione nel seggio di Sant Julia de Rumis a Girona dove alle 9.15 era previsto dovesse votare il presidente catalano Carles Puigdemont, che ha quindi dovuto cambiare luogo. Dove non ci sono stati scontri, gli indipendentisti stanno rispondendo alle operazioni di polizia cantando l’inno catalano e il coro “votarem“. Tutto rimane tranquillo invece nei seggi dove non è arrivata la polizia: con in mano la scheda stampata da casa e la carta d’identità, le persone in fila aspettano il loro turno per dire sì o no all’indipendenza.
“Dai tempi del franchismo” non si vedeva una repressione e una “violenza di Stato” come quella esercitata oggi dalle forze spagnole “contro la democrazia” in Catalogna, ha detto il portavoce del governo catalano, Jordi Turull. Tafferugli e spintoni con la polizia si sono verificati davanti ad alcuni seggi a Barcellona e a Girona, in particolare quando gli elettori si sono rifiutati di far entrare gli uomini della Guardia Civil nei seggi. Alcune persone si sono messe davanti agli ingressi oppure si sono sdraiati a terraopponendo resistenza passiva, ma sono stati spostati con la forza. “Un capo del governo codardo ha inondato di polizia la nostra città. Barcellona città di pace, non ha paura”, è il tweet del sindaco di Barcellona, Ana Colau, rivolto al premier spagnolo Mariano Rajoy.
Il prefetto Enric Millo, ha giustificato l’intervento della polizia spagnola nei seggi perché, ha affermato, quella catalana – i Mossos – “ha anteposto criteri politici a quelli professionali”. “Siamo stati costretti a fare quello che non volevamo fare” ha detto. Le pattuglie del Mossos, la polizia catalana, si sono limitate solamente alla verifica senza chiudere i seggi né sequestrare le urne. Dopo qualche minuto di controlli avevano lasciato gli edifici tra gli applausi della popolazione che aveva potuto così mettersi in coda per cominciare le operazioni di voto.
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