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Ritardatari? I minuti di chi non è puntuale durano 77 secondi. “È una malattia di chi è multitasking”

By   /  5 Febbraio 2015  /  No Comments

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Ritardatari? I minuti della giornata di chi non è puntuale durano 77 secondi. The Wall Street Journal fa una sintesi di tutte le ricerche scientifiche condotte in questo campo. L’articolo, ripreso da Repubblica, divide la specie umana in individui del tipo A (precisi, puntuali, competitivi, anche con punte di aggressività) e del tipo B cioè i ritardatari.

 

Il tipo B, secondo questi ricercatori, ha addirittura un orologio mentale diverso, dove le lancette si muovono più lentamente. Il tipo A organizza la sua vita come se un minuto durasse 58 secondi, per il tipo B invece dura ben 77 secondi. Un divario del 30% nella percezione del tempo è sostanziale. La stessa squadra di ricercatori ha sottoposto ad alcuni esperimenti 181 addetti alla metropolitana di New York, scoprendo che i ritardatari cronici spesso sono anche i malati del “multi-tasking” sempre indaffarati a fa- re due o tre cose simultaneamente: la mancanza di puntualità coincide con un difetto di concentrazione. Chi arriva in ritardo non lo fa per maleducazione, mancanza di rispetto verso gli altri, ma perché sistematicamente sbaglia i calcoli su quanto tempo ci metterà a traversare la città o a finire un lavoro. Questa conclusione non contraddice, anzi conferma la tesi dell’orologio mentale: il ritardatario si muove in un universo temporale differente, la sua percezione del tempo è difettosa, le sue previsioni sono condannate all’errore.

Se il problema per gli individui del tipo B è una carenza previsionale, uno dei rimedi consiste nello “scomporre” in tanti elementi una singola operazione. Se l’appuntamento è con il tuo boyfriend, prova a immaginare in anticipo quanto tempo ci vuole per fare la doccia, lo shampoo, asciugarti i capelli, vestirti, truccarti, chiamare un taxi, ecc. Suddividendo i vari passi successivi per arrivare all’appuntamento, ci si aiuta a fare una previsione più realistica. Idem per un impegno di lavoro, la preparazione di un documento da presentare in ufficio, e così via.

Nella stessa logica si arriva ai consigli pratici, del tipo: se hai un appuntamento la mattina presto, la sera prima devi tirar fuori dal guard aroba tutti i vestiti; imposta l’allarme del telefonino con degli squilli scadenzati un’ora prima, 30 minuti prima, 15 minuti prima. Tutto questo presuppone, però, una volontà di redimersi. Il problema “culturale” rimane. Così come la tolleranza del ritardo è più elevata in Italia, nel mondo arabo o in India, allo stesso modo qui negli Stati Uniti è stato misurato l’handicap competitivo sul mercato del lavoro che colpisce alcuni gruppi etnici: in particolare i giovani maschi afroamericani, spesso meno puntuali della media.

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