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Ruby, oltre l’assoluzione: perché Berlusconi non è una vittima

By   /  12 Marzo 2015  /  No Comments

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“Una grande vittoria che spazza via ogni polemica”. “È un’ottima notizia che risarcisce solo in minima parte tutto quello che ha subito Berlusconi e con lui tutti i moderati italiani in questi anni” “Assolto. E ancora assolto. Ma chi lo risarcisce della sofferenza e dei danni politici di questi anni?”, “La Cassazione ha confermato che il processo Ruby non stava in piedi da nessun punto di vista”. “Un processo farsa”.

E’ il mix di reazioni, prevedibili, che arrivano dal centrodestra. Fanno parte del solito copione che rimanda alla nota teoria della persecuzione. Chi assolve è giudice buono, chi condanna è parte del complotto, le prescrizioni sono assoluzioni. La sentenza della Cassazione viene utilizzata per ripulire il passato, dalla frode al fisco passando per i pagamenti ventennali a Cosa nostra, fino al lodo Mondadori. In Italia funziona così, soprattutto per Silvio Berlusconi.

 

Anche il cosiddetto “trionfo” dell’ex premier può essere definito tale solo qui da noi, dove non si riesce mai a capire che un fatto può non costituire reato, ma resta un fatto.

E nel caso Ruby i fatti sono numerosi.

1) Contordine: le cene ad Arcore non sono più eleganti. “La sentenza della Corte d’Appello ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi, cosa che non contestiamo nemmeno noi difensori”. Sono parole di Franco Coppi, legale di Berlusconi, durante l’arringa in Cassazione.

Ma come? Non ci avevano raccontato per anni, legali e corazzieri dell’ex premier, che si trattava di cene eleganti, dove il massimo della trasgressività veniva da una barzelletta sconcia? Precisazione: non si tratta di ‘spiare’ dal buco della serratura o di inutile moralismo, si parla del Presidente del Consiglio dell’epoca che si pone in una situazione di oggettiva ricattabilità e il cui governo nel frattempo preparava DDL per contrastare il fenomeno, punendo clienti e prostitute

 

2) La generosità del Presidente. Da anni Berlusconi versa ingenti somme di denaro (sembra anche beni immobili) alle ospiti delle non più eleganti cene di Arcore. Ospiti chiamate a testimoniare, per la difesa, che quelle cene erano davvero eleganti. Si può credere alla linea ufficiale sostenuta dai difensori dell’ex Cavaliere, gli stessi che in passato proponevano la teoria delle cene innocenti, che hanno sempre parlato di “un atto di generosità” a proposito della pioggia di denaro sulle cosiddette Olgettine? Si può credere a tutto, anche alle scie chimiche. La Procura di Milano azzarda l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari, ma sono note le simpatie ‘rosse’ di quei magistrati…

 

3) “Pronto Questura, mi faccia un favore”. Berlusconi l’ha scampata anche sull’accusa più grave ma molto meno mediatica di concussione. Dopo lo spacchettamento del reato deciso dalla legge Severino (per induzione e costrizione), la Procura contestò all’ex premier la prima fattispecie di reato. Ma il Tribunale lo condannò per la seconda. L’Appello non ha ritenuto provata la costrizione sul capo di gabinetto della Questura  Pietro Ostuni, che la notte del fermo di Ruby fece qualcosa come 14 telefonate in meno di mezz’ora per ottenerne il rilascio. Niente minacce o costrizione ricevute da B. (lo specifica lo stesso Ostuni), solo un “favore”. Non lo diciamo noi, ma sempre Franco Coppi: “L’affido fu regolare, che poi i poliziotti fossero contenti di aver fatto un favore a Berlusconi, questo ve lo concediamo”. Grazie avvocato.

Una minorenne, apparentemente qualsiasi, viene fermata e condotta in Questura perché accusata di furto. Interviene niente meno che il capo del governo che ottiene un “favore” dai poliziotti. La minorenne viene affidata a Nicole Minetti (a che titolo?), altra testimone delle cene non più eleganti di Arcore. Il tutto nonostante il parere contrario del PM per i minori Annamaria Fiorillo, che la voleva destinare ad una comunità.Il “favore” richiesto dal premier batte il parere del PM. Nel fare queste pressioni Berlusconi descrive la minorenne (marocchina) come la nipote del presidente (egiziano) Hosni Mubarak.

 

4) La nipote di Mel Brooks. “L’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro” ha sostenuto Eduardo Scardaccione, sostituto PG della Cassazione, durante la requisitoria.

La meravigliosa balla, sostenuta persino dal Parlamento italiano nel febbraio 2011, merita un capitolo a parte. Perché alla fine B. e i suoi accoliti sostengono che il premier, in assoluta buona fede, telefonò alla Questura solo per evitare l’incidente diplomatico con l’Egitto. Curioso che il capo del governo sapesse di questa presunta parentela, ma non conoscesse l’età di Ruby. Ufficialmente è allarmato per la nipote di Mubarak. In realtà, scrivono i giudici d’Appello che lo hanno assolto, è “preoccupato del rischio di rivelazioni compromettenti” che potrebbero arrivare da Ruby sul “sistema prostitutivo” in quel di Arcore. E mette così in scena un “abuso della propria qualifica per scopi personali”. 

Secondo i giudici reati non ce ne sono. I fatti, come sempre, parlano da soli. Le interpretazioni sono ovviamente libere, specie in politica. Ma sentire parlare di “risarcimento” dovuto a Berlusconi sembra un filino esagerato. Persino da queste parti. 

 

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