Secondo i giudici costituzionali, nella legge regionale varata lo scorso agosto, si nascondevano due articoli che di fatto consentivano la sanatoria degli immobili edificati abusivamente. La Corte Costituzionale ha così annullato due norme che prevedevano di fatto il consenso a che “il responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possano ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente al momento della presentazione della domanda” e nella parte in cui “si pone un meccanismo di silenzio-assenso che discende dal mero decorso del termine di novanta giorni dalla presentazione dell’istanza al fine del rilascio del permesso”. Questo significava che, se i consiglieri comunali avessero approvato una variante urbanistica che trasformava in edificabile un terreno, i proprietari degli immobili abusivi presenti in esso, avrebbero potuto presentare domanda di sanatoria che sarebbe diventata automatica se il Comune non avesse risposto entro novanta giorni,. Una sorta di silenzio assenso che di fatto sarebbe stato un regalone fatto ai proprietari di fabbricati costruiti senza autorizzazione. Visto e considerato che le domande di sanatoria presentate in Sicilia sono circa un milione, si comprende bene quanto sia difficile rispondere per tempo utile. I giudici hanno anche cassato una norma che nella stessa legge regionale prevedeva la realizzazione di impianti di energia rinnovabile senza autorizzazione.
Questa legge avrebbe potuto sanare 2 milioni di metri cubi di cemento abusivi
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