La nuova lista sulle specie commestibili esclude per la prima volta i due animali ora considerati d’affezione. Decisione accelerata dall’emergenza coronavirus. Brambilla: «Svolta epocale, finirà la barbarie di Yulin»
Cani e gatti non potranno più essere considerati cibo in Cina. La svolta è stata annunciata dal ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali che ha diffuso una nuova lista delle specie animali terrestri che per legge sono edibili, ovvero destinabili al consumo umano, e per la prima volta quelli che nel mondo occidentale sono considerati gli animali d’affezione per antonomasia non potranno più essere venduti nei mercati e tanto meno essere macellati e cucinati. Nella lista restano altre 18 specie che vanno da quelli che anche da noi sono tradizionalmente considerati animali da carne — suini, bovini, ovini e pollame — ad altri per noi più inconsueti, come il cammello o l’alpaca. L’elenco comprende lo struzzo e la renna, che peraltro sono allevati e mangiati anche in Europa, e animali selvatici come la selvaggina da caccia (i fagiani per esempio) ma anche la volpe argentata o il visone. La lista chiarisce che il termine «bestiame» si riferisce agli animali che «sono stati addomesticati e fatti riprodurre per lungo tempo» al fine di ottenere prodotti come carne, uova e pelliccia oppure per fini medicinali e militari. E che in questo concetto, appunto, non possono rientrare cani e gatti.
Il bando internazionale
«È una svolta di portata storica —commenta l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare sui diritti degli animali e portavoce in Italia della Dog World Alliance, l’associazione internazionale fondata dal magnate sino-giapponese Genlin (qui l’intervista rilasciata a ottobre al Corriere della Sera) che si batte per il bando del consumo di carne di cane in tutto il mondo —. Se le autorità cinesi applicheranno coerentemente il principio introdotto dal ministero dell’Agricoltura, sarà la fine per il vergognoso Festival di Yulin (un evento annuale che celebra la carne di cane, ndr) e per quel che di questa barbara industria sopravvive in un Paese dove la stragrande maggioranza dei cittadini sostiene invece la tutela di questi animali». La stessa Brambilla ha depositato una proposta di legge per formalizzare il divieto di consumo di carne di cane e gatto in Italia, dove non è una pratica diffusa, ma come parte della battaglia della World Dog Alliance che punta a un intervento legislativo diffuso nei cinque continenti per mettere con le spalle al muro quei Paesi dell’area orientale che ancora permettono questa usanza. La Cina, negli ultimi tempi, è stata tra le nazioni asiatiche una delle più attive nel recidere i legami con antiche tradizioni che oggi non hanno più ragione di esistere. La municipalità di Shenzen, una delle aree più industrializzate del Paese, ha per esempio già formalizzato il divieto di mangiare carne di cane e gatto, senza aspettare una pronuncia a livello centrale.
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