19 febbraio 2014. Sono in corso le consultazioni per la formazione dell’ennesimo Governo italiano deciso dal presidente Napolitano. In diretta streaming Beppe Grillo inveisce contro Matteo Renzi. “Tu rappresenti le banche, i poteri forti. Dici una cosa e la smentisci il giorno dopo. Sei un ragazzo giovane e allo stesso tempo vecchio. […] Noi siamo all’opposto vostro”. Tutti ricordano qual è stato il tenore di quell’incontro. Come in un match di pugilato, il leader pentastellato mise l’ebetino di Firenze all’angolo, impedendogli di difendersi dai colpi per nove minuti di fila.
Il resto è storia nota. Si insedia il nuovo Governo Renzi e dopo un paio di mesi inizia la campagna elettorale per le europee del 25 maggio. Le urne fanno volare il Partito Democratico oltre il 40%. Il Movimento 5 Stelle, invece, perde 3 milioni di voti rispetto alle politiche 2013. Fra i grillini iniziano le riflessioni. Si capisce che le parole di speranza di Renzi -perché solo di quello si è trattato- hanno colpito l’elettorato molto di più che le urla isteriche di Grillo. Il M5S comincia a perdere visibilità sulla stampa nazionale. Non basta neanche il gioco delle alleanze portato avanti con l’Ukip di Farage. Perché la scena se la prende tutta il premier. Tra riforme istituzionali, riforma della P.A. e assemblea nazionale PD.
Grillo e Casaleggio studiano un cambio di marcia. E la svolta finalmente arriva. Anche per tutti i grillini è un fulmine a ciel sereno. Ieri mattina, 15 giugno 2014, sul blog di Beppe Grillo viene pubblicato un articolo a firma dei due leader. La sostanza è che il M5S è pronto a sedersi ad un tavolo per discutere la riforma della legge elettorale. Ma perché questa repentina decisione?! A spiegarlo gli stessi Casaleggio e Grillo. “Ora sono avvenute due cose che hanno cambiato lo scenario: il M5S ha una legge approvata dai suoi iscritti (e non discussa a porte chiuse in un ufficio del Pd in via del Nazareno) e Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del PD. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato”. Ma come spiegare adesso che si intende trattare con i nemici di sempre?! Con il PD+L! Con l’ebetino che rappresenta le banche e i poteri forti!
Ecco, quindi, la proposta di dialogo rivolta al PD. “Il M5S avviò a gennaio una discussione on line con gli iscritti. […] La legge M5S è stata quindi depositata in Parlamento. […] La legge M5S è di impronta proporzionale, non è stata scritta su misura per farci vincere come è stato per l’Italicum, scritto per farci perdere. E ora? Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S, Renzi batta un colpo. Il M5S risponderà”.
Beh, a rigor di logica non sembra proprio un’apertura. Grillo e Casaleggio chiedono il confronto. Il confronto, però, va fatto sulla loro proposta di legge. Legge elettorale la cui impronta proporzionale è stata decisa da 20.450 iscritti, con uno scarto di sole 8.053 preferenze date al sistema maggioritario. Ed è così che, invece, il pensiero degli 11 milioni di italiani che, a dire dei due leader pentastellati, hanno legittimato Renzi -accettandone in tal modo l’assetto che ha dato alle riforme- non conta nulla. Sembra più che altro un’operazione di marketing elettorale. Magari pensano di condurre il PD sulla strada del rifiuto a trattare la loro legge. Avranno dimostrato così che avevano avuto ragione sin dall’inizio a non voler cercare il dialogo con la vecchia politica.
Gaetano Pisano
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