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Tutti i vantaggi della legalizzazione della cannabis in Italia

By   /  19 Agosto 2014  /  No Comments

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A quattro mesi dalla legalizzazione per uso ricreativo, in Colorado escono i primi dati: le entrate relative alla vendite sono in aumento e il tasso di criminalità è in calo. Tra i due trend non è dimostrabile un nesso. Ma, in ogni caso, vengono così smentite le previsioni iniziali della polizia, che dopo il referendum credevano ci sarebbe stato un aumento di furti e rapine

 

Ricavi in crescita per la vendita di marijuana e forte calo del tasso di criminalità. Sono questi i risultati registrati dal Colorado Department of Revenue e dalla polizia dello stato americano, che per primo, tramite un referendum a novembre 2012, ha approvato l’uso ricreativo della droga leggera. Per quanto tra i dati legati ai due fenomeni non sia dimostrabile alcun nesso diretto, queste statistiche smentiscono le previsioni iniziali delle forze di polizia, che dopo il referendum avevano lanciato un chiaro allarme: i furti e le rapine sarebbero cresciuti a causa dell’utilizzo libero di droghe leggere. Il consumo è diventato legale dal 1 gennaio 2014 e, stando ai dati, hanno trovato riscontro le previsioni di business del settore. In Colorado, solo nel mese di marzo 2014, gli incassi hanno infatti raggiunto quota 19 milioni di dollari, ben 5 milioni in più rispetto a febbraio.

Le statistiche, però, mettono in luce anche un altro aspetto: a Denver, capitale del Colorado in cui si trovano gran parte dei negozi che vendono marijuana, il tasso di criminalità è sceso del 5,6%rispetto allo stesso periodo del 2013. Rilevanti anche i dati che riguardano le rapine, scese del 4,8% nel 2014 rispetto all’anno precedente, e dei furti, che registrano meno 4,7%.

Per quanto sia stato smentito il trend inizialmente previsto dalla polizia, chi è contrario alla legalizzazione ritiene sia ancora troppo presto parlare di un calo reale della criminalità perché prima di 3 o 4 anni “qualsiasi dato è provvisorio e facilmente confutabile”.  Eppure, a dispetto degli scettici, la legalizzazione in Colorado si è rivelata finora un esperimento riuscito e non è escluso che altri stati, oltre a quello di Washington che ha già approvato il via libera, sposino la stessa linea. In altri 17 stati americani l’uso è consentito, ma solo per uso strettamente terapeutico. Nessun paese Usa, prima del referendum del 2012, si era spinto fino alla legalizzazione per l’utilizzo ricreativo. 

LE TASSE

Che il guadagno in termini di tassazione sarebbe gigantesco è così evidente che se n’è accorto persino Fava della Lega. I radicali italiani, che spingono proposte di legge, referendum e studi in materia da quando l’epilessia veniva curata con gli esorcismi, hanno stimato un ritorno della tassazione nel primo anno pari a otto miliardi, ma in realtà c’è anche chi ha calcolato possibilità di guadagni per l’erario italiano di 47 miliardi di euro, di cui 32 solo dall’imposta di vendita per la cannabis. La tassa imposta non sarebbe particolarmente bassa (75 percento, come per le sigarette), ma in compenso lascerebbe il prezzo al mercato stabile e di poco più elevato rispetto alla precedente illegalità e contemporaneamente farebbe alzare considerevolmente i prezzi per le droghe pesanti.

L’introito fiscale è solo una parte della potenziale utilità per la finanza pubblica: a differenza del “sommerso” di cui comunque si dà una stima nel PIL, le attività illegali ovviamente non vengono contabilizzate dallo Stato. Insomma: un intero mercato con il suo fatturato specifico, totalmente invisibile alle casse statali, verrebbe portato alla luce e registrato, determinando una crescita del PIL ufficiale e una diminuzione dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL.

LE POSSIBILITÀ OCCUPAZIONALI

Fino ai primi del Novecento l’Italia è stata fra i primi produttori mondiali di canapa. Il motivo del prosciugamento del mercato è stato puramente legislativo. Una legalizzazione permetterebbe di nuovo la coltivazione della canapa a fini remunerativi, coinvolgendo molti coltivatori diretti in difficoltà nella nascita di nuove possibilità di mercato. Ci sono già dei centri di produzione e coltivazione in Italia, che operano in deroga alla normativa vigente. In Lombardia l’Istituto di Biologia e Biotecnologia del CNR ha approntato dei campi sperimentali. Lì hanno creato un nuovo materiale già brevettato per l’Italia, pannelli con effetto isolante sia termico che acustico. Le possibilità d’interazione con l’industria tessile e alimentare sono moltissime. A Rovigo un piccolo centro specializzato ha ricevuto richieste di varietà di cannabis selezionate qui da Colorado e Uruguay.
 

TAGLI ALLE SPESE DELLA GIUSTIZIA

Inoltre ci sarebbero i risparmi derivanti dai tagli alle spese dell’attività persecutoria verso comportamenti criminosi legati a spaccio e consumo di cannabis. Parliamo di spese annuali così ingenti da portare un risparmio di circa un miliardo l’anno per lo Stato, in caso di estinzione. Chiaramente il colpo inferto al narcotraffico internazionale in termini di mancati guadagni sarebbe di quelli parecchio grassi. Questo  potenziale risparmio, sommato agli altri proventi fiscali, fa sì che il mantenimento del regime proibizionista costi allo Stato italiano circa sei miliardi di euro l’anno.

LE CARCERI

Ovviamente lo stesso discorso vale per le spese di mantenimento del sistema carcerario e le spese assistenziali. Già la dichiarazione d’incostituzionalità del decreto Fini Giovanardi influirà sensibilmente sul problema del sovrappopolamento.  È importante ricordare che almeno il 60 percento dei processi penali che si celebrano in Italia riguardano reati connessi agli stupefacenti.

Spesso però non è l’aspetto economico a interessare chi è contro la legalizzazione; in genere l’argomentazione principale riguarda gli aspetti etici e sanitari che una scelta del genere comporterebbe, che è un po’ come cercare di far sentire in colpa qualcuno con un’email passivo aggressiva invece che bestemmiargli in faccia con ardore. Del rest, quando penso ai sostenitori di una qualsiasi forma di proibizionismo mi chiedo sempre come sia possibile continuare adappoggiare un ragionamento dopo averlo visto crollare ripetutamente nella storia dell’umanità.

Dopo più di vent’anni di legalizzazione in Olanda è possibile fare un bilancio serio sotto il profilo sanitario dell’andamento nel consumo di droghe, anche in relazione a quelle pesanti. I consumi di eroina sono dati in diminuzione (soprattutto fra i giovani sotto i 21 anni) e ovviamente a questo corrisponde una riduzione drastica delle fatalità derivanti da overdose o da AIDS, il cui tasso è dato in netto calo rispetto alle medie europee.

Tuttavia non è necessario sostenere che il consumo a lungo termine di cannabis sia assolutamente esente da controindicazioni, per essere sostenitori della legalizzazione. Tutti sanno che la prolungata esposizione a un programma Mediaset potrebbe contribuire al manifestarsi della gotta, ma nessuno ha mai chiesto di dichiarare fuori legge e bruciare tutte le effigi recanti il volto di Barbara D’Urso.

D’altronde pare che nei suoi ultimi mesi di vita anche il governo Monti avesse consideratol’ipotesi della legalizzazione della cannabis, e ho come il sospetto che non fosse per una collettiva passione per le space cake.

Non mi importa molto di stabilire se un mio comportamento assolutamente non lesivo del prossimo e che coinvolge esclusivamente me stessa sia moralmente apprezzabile o meno e dubito che dovrebbe importare a uno Stato laico. L’idea pidocchiosa di ficcare a forza un giudizio dentro una norma è esattamente la base da cui nascono le leggi alienate dalla realtà, conservatrici e inique come la Fini Giovanardi.

Una cosa che importa, invece, è l’investimento di ingenti risorse pubbliche per il mantenimento di un regime penale anacronistico mentre si costringe la nazione ad applaudire un’elemosina di 80 euro in busta paga.

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