I residenti della città di Slavyansk, in Ucraina dell’Est, hanno dichiarato di essere stati bombardati con bombe incendiarie da parte dell’esercito di Kiev. Secondo alcune fonti locali si sarebbe trattato di vere e proprie bombe al fosforo, il che ovviamente si configurerebbe come un autentico crimine di guerra.
Il delegato ai diritti dell’uomo del ministero degli esteri russo, Konstantin Dolgov, ha accusato l’ Ucraina di impiegare armi vietate nella città ribelle filorussa di Semenovka/Slaviansk. Delgov ha scritto su Twitter: «Le forze di sicurezza ed i neonazisti ucraini utilizzano delle armi proibite contro gli abitanti di Slaviansk, attaccano i rifugi ed uccidono i bambini». Slaviansk, una città industriale di 100.000 abitanti nel sud-est dell’Ucraina è diventata il fronte della guerra civile e il centro abitato è sotto il fuoco dell’artiglieria ucraina da settimane.
Ieri notte i miliziani delle brigate popolari che combattono contro l’esercito regolare e le milizie ucraine nella regione hanno detto che le forze ucraine hanno lanciato bombe incendiarie sul villaggio di Semenovka, vicino a Slaviansk, provocando diversi incendi. Testimoni e media locali hanno detto che le bombe potrebbero essere al fosforo, come quelle che l’esercito israeliano lanciò sulla Striscia di Gaza durante l’Operazione Piombo Fuso del dicembre 2008-gennaio 2009. L’utilizzo di bombe incendiarie che utilizzano napalm, fosforo bianco o altre sostanze chimiche pericolose è severamente vietato dall’Onu.
Un abitante di Semienovka ha detto alla televisione russa RT: «Abbiamo visto tutti quello che è successo ieri. Hanno usato lanciarazzi e bombe incendiarie contro di noi. Il terreno era in fiamme. Come può la terra bruciare da sola. E’ bruciata per circa 40 minuti». Ed una donna ha confermato che dopo l’attacco «Tutti quelli che ho incontrato hanno mal di gola e tosse per tutto il tempo. Penso che questo sia a causa della combustione. Credo che sentiremo le vere conseguenze più tardi. C’è ancora un sacco di gente qui, un sacco di bambini che non siamo riusciti ancora a far uscire».
Le autorità di Kiev negano che siano state utilizzate bombe incendiarie contro i civili ed anche la Guardia nazionale ha smentito ufficialmente di aver utilizzato munizioni al fosforo. Ma i filorussi mostrano foto e filmati degli attacchi che dimostrerebbero il contrario o almeno, come confermano anche esperti occidentali, qualcosa di molto simile al fosforo bianco.
Mosca ha chiesto un’indagine immediata sull’uso di bombe incendiarie in Ucraina ed il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto: «Siamo preoccupati di sentire rapporti sul fatto che le forze militari ucraine utilizzano bombe incendiarie e alcune altre armi vietate. Questi rapporti dovrebbero essere analizzati immediatamente». Anche per questo ieri la Russia ha presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu che condanna gli attacchi ai quartieri residenziali e strutture civili nel sud-est dell’Ucraina e il rappresentante russo all’Onu, Vitaly Churkin, si è detto preoccupato «Per le notizie dell’utilizzo di munizioni proibite, tra cui bombe incendiarie, durante la repressione militare». La bozza di risoluzione chiede la fine immediata di ogni violenza e un cessate il fuoco duraturo e sostiene gli sforzi dell’Ocse per fermare il conflitto.
Dolgov intanto accusa il nuovo presidente ucraino Piotr Poroshenko di non mantenere le promesse di mettere fine all’operazione militare speciale nel sud-est dell’Ucraina e di creare corridoi umanitari per i rifugiati. Solo il 12 giugno nella città russa di Rostov sul Don sono arrivati 7.925 profughi ucraini e dal 15 aprile hanno passato il confine con la Russia 70.000 ucraini russofoni in fuga dai combattimenti.
Intanto la guerra continua: le brigate popolari filo-russe dicono di aver bloccato 40 blindati dell’esercito ucraino a Makarovo, a nord dell’altra città ribelle di Lugansk e che sono in corso combattimenti. I leader dell’autoproclamata “Repubblica Popolare di Lugansk” hanno detto di voler creare entro il 2016 uno «Spazio politico, economico e culturale e un sistema di sicurezza communi» con la Russia, in accordo con l’Ucraina ed altri Paesi. La “Repubblica Popolare di Lugansk”, dichiaratasi indipendente con un referendum insieme a Donetsk, vuole anche entrare entro il 2015 nell’Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazaistan e nella Comunità economica eurasiatica.
Intanto si mette male anche per i negoziati sul gas, una delle cause scatenanti della “rivoluzione” nazionalista a Kiev e della contro-insurrezione nelle regioni russofone. L’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha accusato il premier ucraino Arseni Iatseniuk di aver fatto fallire i negoziati tripartiti Russia-Ucraina-Ue sul debito gasiero che l’Ucraina ha con Mosca: «Con le sue dichiarazioni che rappresentano la posizione intransigente di Kiev riguardo ai prezzi del gas, Iatseniuk ha de facto silurato i negoziati di mercoledi. L’atteggiamento assurdo e non costruttivo adottato da Kiev di fronte ai colloqui tripartiti costituisce un palese ricatto».
I negoziati sul gas sono ripresi l’11 giugno a Bruxelles con la mediazione della Commissione europea. L’Ucraina reclama la revisione del contratto in vigore, in particolare per quanto riguarda la riduzione del prezzo del gas russo fino a 268,5 dollari per 1.000 m3 e chiede il ritiro della clausola “take or pay” e la fine del divieto di ri-esportare il gas. Cose che difficilmente Mosca concederà mentre Kiev bombarda le cità ribelli filorusse.
Incredibilmente gli americani e i loro alleati continuano semplicemente a far finta di non vedere le atrocità commesse in Ucraina in nome del governo di Kiev, e come riportato da RT.com il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jen Psaki, interrogata sull’utilizzo di armi al fosforo da un giornalista della Associated Press, ha fatto orecchie da mercante lasciando intuire che sarebbero stati i russi a realizzare l’attacco. Intanto la città di Slavyansk continua a resistere agli assalti di Kiev.
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