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United States of Tobacco: il lavoro insalubre dei bambini USA nelle piantagioni del ‘fumo’

By   /  16 Maggio 2014  /  No Comments

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Stando ai dati UNICEF, sono oltre 150 milioni i bambini “intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione”. Sempre secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, inolùtre, “il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta (Cambogia, Zimbawe, India, ndr), in quanto sottoprodotto della povertà”.

 

Cosa succede, però, se ad essere veicolo di questo fenomeno è una delle più forti economie mondiali, tra i Paesi più sviluppati e baluardo – autoproclamato – della democrazia globale?

 

Succede, ad esempio, che negli Stati Uniti un numero imprecisato di bambini – per lo più cittadini USA di origini ispaniche, o comunque provenienti da realtà disagiate – lavori senza sosta nelle piantagioni di tabacco di North Carolina, Kentucky, Tennessee e Virginia. Laddove viene prodotto il 90% del tabacco ‘made in USA’ – acquistato poi dalle più note aziende del fumo -, come portato alla luce da un recente report di Human Rights Watchgiovani di età compresa tra i 7 e i 17 anni sono costantemente impiegati, privi di qualsiasi tutela ed esposti ad una serie di possibili danni alla salute spesso irreversibili. Il tutto, ed è questo a sorprendere in modo particolare, nel pieno rispetto delle leggi a Stelle e Strisce.

 

Come previsto dalle norme, infatti, i bambini fino ai 12 anni di età possono lavorare – senza indicazioni ad esempio sul numero di ore, ma solo nei mesi estivi quando finiscono le scuole – nel settore agricolo (qui sono impiegate “centinaia di migliaia di bambini”, scrive HRW), dalle fattorie fino appunto alle piantagioni di tabacco – dove i rischi per la salute, tra intossicazioni e duro lavoro, non sono pochi. Inoltre, se l’attività è a conduzione famigliare – non si deve trattare necessariamente di un genitore, basta il grado di parentela -, l’età minima per l’impiego scende anche sotto il limite dei 12 anni. Un vero e proprio unicum, questo, soprattutto se si considera che in altri settori – nonostante venga permesso il lavoro dai 14 anni in su -, l’età minima per compiere mansioni ‘pericolose’ è fissata nei canonici 18 anni. Nel 2011, il Dipartimento del Lavoro USA aveva tentato alcune modifiche nelle regolamentazioni, proponendo di inserire negli impieghi a rischio anche il lavoro nelle aziende del tabacco. Ma in un Paese dove la lobby del fumo è particolarmente forte, il piano è stato ritirato, fallendo miseramente, l’anno seguente.

 

Questo, ovviamente, a solo scapito dei lavoratori minorenni. Come si legge nel già citato report, dei 141 bambini e giovani intervistati da HWR molti hanno parlato di nausee, svenimenti e giramenti di capo, tutti sintomi riconducibili ad un’intossicazione da nicotina: “è stato orribile – racconta un 12enne afflitto da un fortissimo mal di testa durante il lavoro -. Sembrava che ci fosse qualcosa nella mia testa che mangiasse il cervello”. Basti pensare, scrive il Guardian, che nel 2005 il dottor Rober McKnight, studioso del College of Public Health dell’Università del Kentucky, ha concluso dopo numerose ricerche che i lavoratori nelle piantagioni di tabacco possono assumere giornalmente, assorbendoli tramite pelle, fino a 54 milligrammi di nicotina, l’equivalente di 50 sigarette. E se l’impatto di tali dosi può certamente risultare fastidioso e pericoloso per un adulto, peggio fa a dei bambini. Inoltre, come se non bastasse, nella maggior parte dei casi ai giovani impiegati non viene fornita alcuna formazione rispetto alla salute, alla sicurezza e alle protezioni da adottare, lasciandoli quindi in balia tanto dell’avvelenamento da nicotina quanto dell’effetto dei pesticidi e dei diserbanti usati sulle piante – molti sono neurotossine, sostanze che alterano il sistema nervoso.

 

In questo modo, come confermano i dati federali sugli infortuni sul lavoro, l’agricoltura è il settore più pericoloso per i minori impiegati. Solo nell’arco del 2012, infatti, due terzi dei bambini-lavoratori sotto i 18 anni sono morti per infortuni, mentre sono stati 1800 i casi di incidenti non fatali che hanno coinvolto minorenni. “Gli Stati Uniti hanno fallito non proteggendo i lavoratori giovani e giovanissimi dai pericoli che si celano dietro il lavoro nelle aziende agricole, anche e soprattutto nelle aziende produttrici di tabacco”, afferma Margaret Wurth, tra gli autori del rapporto. Secondo quest’ultima “l’amministrazione Obama dovrebbe approvare normative che rendano chiaro che il lavoro nelle piantagioni di tabacco è pericoloso per i bambini, mentre il Congresso dovrebbe emanare leggi che diano anche ai figli degli agricoltori e dei contadini tutte le tutele di cui godono gli altri bambini-lavoratori”. Ciò che colpisce maggiormente, in effetti, è proprio la mancanza di una regolamentazione rispetto ai minori impiegati nel settore agricolo.

 

L’estremo paradosso, in un Paese dove di certo non sono mai mancati, è che nonostante sia vietata la vendita di sigarette ai giovanissimi, questi possano prendere parte alla loro ‘fabbricazione’ rischiando la vita e la loro stessa gioventù.

Fonte: ibtimes

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