Il tempo è tornato indietro, per un gruppo di topolini del Salk Insitute in California. Dopo essere diventati anziani, gli scienziati sono riusciti a farli ringiovanire. L’estensione della loro vita, pari a un mese e mezzo, sarebbe equivalente a quasi vent’anni per un uomo. I loro tessuti al microscopio sono apparsi più sani e privi di quei danni che si accumulano con l’età.
L’esperimento – raccontato sulla rivista Cell – non è in realtà facilmente riproducibile sulla nostra specie. Ha richiesto infatti un intervento di ingegneria genetica per attivare nell’organismo dei topolini quattro geni speciali: geni che sono in grado di invertire la freccia del tempo nello sviluppo delle cellule.
La scoperta di questi quattro geni – e la premessa dell’esperimento di oggi – risalgono al 2006, quando lo scienziato giapponese Shinya Yamanaka scopre quattro sostanze chimiche capaci di attivare quattro geni capaci di far tornare bambine le cellule adulte. La sua scoperta è stata premiata con il Nobel per la medicina nel 2012. Da cellule completamente mature, il trattamento di Yamanaka riesce a ottenere cellule staminali del tutto simili a quelle degli embrioni.
Fino a ieri tutto questo era sempre avvenuto in vitro, cioè in provetta, su un numero limitato di cellule. La novità oggi è aver riprodotto lo stesso esperimento in un intero organismo vivente. Il poker dei geni di Yamanaka è stato attivato con un intervento di ingegneria sul Dna che è però difficile da riprodurre sugli uomini, per ragioni etiche oltre che tecniche.
Usa, esperimento ringiovanisce i topolini. Il genetista: “Novità assoluta”
“L’invecchiamento per noi biologi è ancora un processo misterioso” ha spiegato Juan Carlos Izpisua Belmonte, il coordinatore della ricerca. “Quel che conosciamo bene sono le conseguenze dell’invecchiamento, non le sue cause. Ma oggi abbiamo dimostrato che questo processo può essere manipolato ed è quindi reversibile”.
Tentativi simili, in passato, si erano sempre scontrati con una grande difficoltà: le cellule ringiovanite con il metodo di Yamanaka all’interno di organismi interi rischiano di ‘ringalluzzirsi’ troppo, causando tumori. Gli autori di Cell hanno pensato allora di usare dosi molto blande dei fattori di Yamanaka, limitando a piccole finestre di tempo l’attivazione dei geni “di lunga vita” e circoscrivendo l’azione sul Dna solo a una modifica della struttura, del vestito, della doppia elica: quello che in gergo tecnico gli scienziati chiamano epigenetica.
E proprio l’epigenetica – il modo in cui il Dna varia la sua struttura spaziale ed è rivestito di molecole – si sta rivelando uno degli attori principali di quel processo dell’invecchiamento che ora non solo comprendiamo meglio, ma riusciamo anche a manipolare.
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