Semaforo verde per 15 Paesi
Era metà marzo quando i paesi dell’area Schengen (che comprende 26 Stati europei, di cui 22 appartenenti alla Ue) decisero di chiudere le frontiere esterne per mettere un argine alla pandemia da coronavirus. Di cose da quel giorno ne sono accadute parecchie e anche la percezione di “pericolosità” o meno di alcuni Paesi è stata nel frattempo ribaltata. Dal 1° luglio i Paesi dell’area Schengen riaprono le frontiere al resto del mondo, come era stato deciso il 15 giugno scorso. Una riapertura però graduale e non definitiva, soggetta alla valutazione Paese per Paese della situazione sanitaria in atto e con “riserva di reciprocità”: se il Paese in questione non apre ai cittadini comunitari, di riflesso anche l’ingresso nell’area Schengen sarà a lui vietata. E’ il caso della Cina, i cui cittadini potranno viaggiare in Europa soltanto se lo stesso potranno fare gli europei su suolo cinese, senza l’obbligo della quarantena. Gli altri Paesi per i quali l’Europa ha deciso semaforo verde (e verso i quali gli italiani possono viaggiare anche per turismo) sono: Algeria, Australia, Canada, Corea del Sud, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Thailandia, Tunisia e Uruguay. A questi, si aggiungono i residenti nei microstati di Andorra, San Marino, Monaco e Vaticano.
Per quanto tempo sarà valida la lista?
I funzionari europei hanno stabilito una revisione della lista ogni 14 giorni. Se un Paese migliora dal punto di vista epidemiologico verrà aggiunto alla lista, mentre verranno depennati quei Paesi che giò ci sono ma che registreranno un peggioramento della situazione sanitaria.
Come si sta comportando l’Italia?
L’Italia ha votato a favore della lista, ma ha deciso di mantenere l’obbligo della quarantena per tutte le persone che arrivano dai Paesi extra-Schengen. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sta per firmare l’ordinanza che stabilisce la riapertura delle nostre frontiere, ma «dobbiamo evitare di vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi», ha detto.
Naturalmente, rimane il pericolo che i cittadini della lista dei 15 Paesi extra-Schengen arrivino in un Paese europeo e poi, grazie alla libera circolazione negli Stati dell’Unione, possano comunque spostarsi in Italia e sfuggire alla quarantena di due settimane. Per questa ragione, è allo studio un modo per fare controlli non ai confini (per esempio direttamente negli alberghi).
Ci sono eccezioni alla libera circolazione all’interno della Ue?
I cittadini o i residenti europei non sono soggetti a restrizioni all’interno dell’area Schengen “indipendentemente dallo scopo del viaggio”. Questa situazione si applica anche, come si legge nella raccomandazione ufficiale del Consiglio Ue, agli operatori sanitari, ai lavoratori agricoli stagionali, ai diplomatici, agli operatori umanitari, ai passeggeri in transito, ai richiedenti asilo, agli studenti e ai passeggeri che viaggiano per serie motivazioni familiari.
Quali sono i Paesi rigorosamente esclusi?
Per il momento, Stati Uniti, Russia, Brasile, India e Israele sono rigorosamente esclusi per l’alto numero di contagi. In realtà, gli americani hanno ancora il permesso di volare in Irlanda e in Gran Bretagna (le due isole sono al di fuori della zona di libera circolazione dell’Europa). Nei due Paesi però tutti i visitatori sono tenuti a sottoporsi a una quarantena obbligatoria di 14 giorni dal momento dell’arrivo.
Posso viaggiare liberamente in Europa?
Agli italiani, dal 3 giugno, sono consentiti gli spostamenti per qualsiasi ragione da e per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e gli Stati parte dell’accordo di Schengen (gli Stati non Ue parte dell’accordo di Schengen sono Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera). A questi, si aggiungono la Gran Bretagna con l’Irlanda del nord, Andorra, Monaco, San Marino e Città del Vaticano.
I viaggiatori che rientrano in Italia dopo aver soggiornato in questi Paesi non sono più sottoposti né alla sorveglianza sanitaria né alla quarantena.
Il 15 giugno la Commissione ha messo online Re-open EU, una piattaforma web contenente informazioni essenziali per chi vuole viaggiare all’interno dei Paesi della Ue.
Posso liberamente viaggiare nei Paesi extra-Ue?
Naturalmente, la lista dei 14 Paesi che hanno libero accesso all’area Schengen è anche la lista dei Paesi verso i quali gli italiani possono viaggiare per qualsiasi ragione, quindi anche quella turistica: Marocco, Algeria, Tunisia, Serbia, Montenegro, Georgia, Canada, Uruguay, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Rwanda. Ma attenzione: al rientro in Italia si deve fare la quarantena.
Per gli altri Stati extra Ue non inclusi nell’elenco restano in vigore le regole esistenti (art. 6 Dpcm 17 maggio 2020), dove si può viaggiare in genere per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o di salute. Al rientro, anche in questo caso, si deve fare la quarantena. Per sapere le regole per ciascun Paese, è bene consultare il sito della Farnesina.
Posso liberamente viaggiare negli Stati Uniti?
Come riporta il New York Times, chiunque sia stato “fisicamente” in uno dei Paesi dell’area Schengen o in Gran Bretagna o in Irlanda negli ultimi 14 giorni non è autorizzato ad entrare negli Stati Uniti, a meno che il viaggiatore non si qualifichi per una delle eccezioni previste dai Presidential Proclamations dell’11 e del 14 marzo.
Posso avere il rimborso per il viaggio annullato?
Il sito del Touring Club ha stilato una sorta di vademecum per chi si è visto annullato un viaggio prenotato in precedenza.
Voli aerei. In generale:
– Se il passeggero rinuncia volontariamente al volo non è previsto alcun rimborso del costo del biglietto;
– Se il volo è stato cancellato si dovrebbe poter procedere con la richiesta del rimborso del biglietto aereo tramite la compagnia, oppure alla riprotezione. Ma non tutti i vettori si sono allineati, dunque non resta che informarsi presso ciascuna compagnia aerea;
– Secondo il decreto del 2 marzo, il rimborso (o un voucher di importo pari al rimborso spettante da utilizzare entro 1 anno dalla sua emissione) è dovuto anche ai passeggeri che hanno programmato viaggi con partenza o arrivo nelle aree interessate dal contagio; che hanno acquistato un biglietto in Italia avente come destinazione Stati esteri dove sia impedito o vietato lo sbarco; che devono sottoporsi alla misura della quarantena, sia obbligatoria sia volontaria; che siano risultati positivi al virus Covid-19.
Pacchetti turistici e tour organizzati dai tour operator. In caso di recesso, l’organizzatore può:
– Offrire al viaggiatore un pacchetto sostitutivo di qualità equivalente o superiore;
– Procedere al rimborso entro 14 giorni dal recesso;
– Emettere un voucher, da utilizzare entro un anno dalla sua emissione, di importo pari al rimborso spettante.
calatafimisegestanews
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