Per gli amanti dei percorsi a piedi vi attendono le Vie Francigene in Sicilia, quattro cammini ricchi di natura, cultura, storia e tradizioni.
Spesso non ci rendiamo conto che in Italia esistono moltissime meraviglie, una di queste sono le Vie Francigene in Sicilia: percorsi sublimi – dimenticati per lungo tempo – che negli ultimi anni sono stati recuperati e consentono, a turisti e camminatori, di fare 4 cammini suggestivi, avventurandosi alla scoperta della Sicilia rurale – vedi il lavoro fotografico Mare di Terre di Valerio Belloneper scoprire alcuni paesaggi dell’entroterra siciliano.
I percorsi sono aperti a tutti: turisti in cerca di una vacanza alternativa, trekker che seguono un tracciato organizzato, sportivi, appassionati di storia e chiunque ami provare l’emozione del viaggio vero, quello antico fatto sulle proprie gambe.
Ovviamente, come accade per altri cammini nel mondo, se non te la senti di percorrere i quattro percorsi per intero, potrai dividerli in svariate tappe di circa 20/25 chilometri ciascuna.
STORIA
Numerosi studi scientifici di settore sulla viabilità siciliana antica hanno riportato in luce il complesso sistema viario che attraversava – e attraversa – la Sicilia, percorrendone linee di costa e linee montane e toccando i più grandi insediamenti, indigeni prima e greci poi. Tale sistema permetteva di connettere, con precisi criteri di funzionalità, punti importanti nel territorio, insediamenti, villaggi o centri embrionali di commercio e scambio, connettendoli tra di loro per mezzo di sentieri battuti dalle popolazioni che lì abitavano sin dal XV secolo a.C.
La dominazione romana, dal 260 a.C. in poi, assesta un sistema viario e, grazie all’attività dei consoli a cui la provincia era stata affidata, lo fortifica e lo mette a regime con la costruzione di una serie ponderata di stazioni di sosta e riposo per i corrieri e per le loro cavalcature, luoghi dove era possibile mangiare e fermarsi per la notte.
Durante il corso di tutto il Medioevo la dominazione araba prima e normanna poi, eredita questo sistema viario. Pur non gestendolo con la stessa meticolosità delle magistrature imperiali, lo mantiene in vita attraverso l’utilizzo e l’ufficio del pellegrinaggio, che sotto la spinta dei monaci dell’Abbazia di Cluny diventa vero e proprio modello culturale ed avvia quel complesso fenomeno di latinizzazione che riporterà l’araba Siqilliyya tra le terre cristiane amministrate dalle corti normanne, militarmente forti e fedeli al Papa di Roma.
Negli atti e nei diplomi normanni di questo periodo, appaiono così indicati confini poderali, limiti territoriali o lasciti e donazioni alle varie abbazie e santuari che riportano il toponimo di megale odos, magna via, basilike odos, via regia e per ben quattro volte, nel 1089 nel territorio di S.Lucia del Mela (Me), nel 1096 in prossimità dell’odierno comune di Castronovo di Sicilia, con l’attestazione di “Magna via francigena castronobi”, nel 1105 nel territorio di Vizzini in contrada Fabaria e nel 1267 in una pergamena che cita una via “Francigena” «qua venitur a turri Maymonis Mazariam», nella odierna Mazara del Vallo.
Punto di arrivo di tutti i cammini siciliani era Messina, città liberata per prima dai Normanni nel 1061 e fulcro delle operazioni che in appena un trentennio avevano ricacciato i Mori, chiudendo quasi due secoli di dominio arabo.
I 4 CAMMINI
MAGNA VIA FRANCIGENA
“Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou” recita in greco un diploma del 1096 che ritroviamo in latino qualche decennio dopo come “Magna Via Francigena”.
Siamo lungo una grande arteria di comunicazione che collega da sempre, in senso nord/sud, Agrigento con Palermo, incrociando la via di transumanza verso le Madonie nel territorio di Castronovo di Sicilia.
Oggi 160 km collegano la Balarm araba alla rocca di Agrigentum, attraverso antiche vie storiche e paesaggi dal sapore ancestrale.
Da Palermo ad Agrigento o viceversa sono 8 tappe comode o 7 regolari (da 20 a 26 km in media), Senza grandi dislivelli.
VIA FRANCIGENA PER LE MONTAGNE
Un diploma normanno del 1089, scritto in greco segnala una “via francigena” nella piana di Milazzo. Giunge ai giorni nostri in una copia dell’aprile del 1198, in latino, per ordine dell’Imperatrice reggente Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia e Sicilia. Il testo propone una donazione, elargita da un cavaliere normanno della corte degli Altavilla, Goffredo Borrello, Signore della Valle di Milazzo, all’Arcivescovo Roberto di Messina e Troina, di alcune terre, chiamate “terras Bucelli” tra i cui confini si registra appunto la “via francigena” o come avrebbe scritto il diploma originale in greco, “ten odon ten fragkikon”, la via dei Franchi, i cavalieri venuti dalla Normandia per cacciare i Musulmani e cristianizzare la Sicilia (le Crociate).
Questo diploma ci permette di trovare una testimonianza del periodo alto medievale della viabilità esistente tra Palermo e Messina, che le fonti attestano sia sulla costa sia nell’interno. La via che serviva da collegamento per la costa settentrionale era attestata dal periodo romano e venne denominata “Valeria” dal geografo Strabone, divenendo la più importante arteria dell’Isola, prosecuzione della via Popilia in Calabria e Appia fino a Roma, collegamento diretto dal traghetto sullo Stretto ai porti di Lilybaeum che guardavano Cartagine. Costruita durante la minaccia delle guerre puniche dal console romano Marco Valerio Levino nel 210 a.C., è di sicuro preesistente e permetteva di collegare le colonie siceliote della costa, così come la via litoranea ionica, chiamata da Cicerone “Pompeia” collegava Messina a Siracusa attraverso le poleis della costa.
VIA FRANCIGENA FABARIA
Il diploma normanno del 1105 attesta una “via francigena via Fabaria”, indicando i confini di un terreno donato all’Abate Ambrogio della Diocesi di Lipari-Patti.
Lungo l’antica via greca denominata “selinuntina” dalla Cattedrale normanna di Agrigento si giunge a Gela e da qui nel territorio della “Fáwara”, terra del nostro documento.
Più di 250 km che dalle coste del Mediterraneo giungono alle falde dell’Etna e trovano compimento all’ombra del portale dell’Abbazia di Santa Maria di Maniace a Bronte.
VIA FRANCIGENA MAZZARESE
Un attento studio paleografico di qualche anno fa, riporta alla luce un diploma del 1267 che chiama “francigena” la strada che collegava Mazara del Vallo alla via principale da Marsala a Palermo.
Tra le affascinanti piane coltivate a vigneto del trapanese, la via si snoda percorrendo i centri che dalla costa conducono verso Alcamo, la zona archeologica di Calatafimi Segesta e le creste di S. Giuseppe Jato per giungere a Palermo, seguendo i passi collinari che portano alla Conca d’Oro.
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