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Intervista Julian Assange: “Google è la versione privata della Nsa”

By   /  21 Settembre 2014  /  No Comments

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BigG è un’azienda di sorveglianza di massa, grazie alla trappola dei servizi gratuiti. Ecco la prospettiva del fondatore di WikiLeaks su Mountain View

 

“Il business model di Google è la raccolta della vita privata delle persone: raccogliere queste informazioni, archiviarle, indicizzarle e costruire modelli di comportamento basati su questi dati. E tutto questo viene venduto a fini pubblicitari. Di fatto, è il medesimo modello che le agenzie di sorveglianza come la Nsa e il Gchq hanno messo in atto”. Dall’altra parte del telefono c’è Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, da due anni chiuso nell’ambasciata ecuadoriana di Londra, in attesa di sapere se e quando potrà tornare a essere un uomo libero.

Quando risponde alla mia telefonata, la sua voce è quasi sussurrata ma decisa, orgogliosa: “Hi, this is Julian Assange”. Non vuole sapere niente di più, aspetta solo le domande, è qui per questo. Domande sulla sua più recente opera pubblica, quel When Google Met WikiLeaks dove ha messo nero su bianco buona parte del suo pensiero sul contemporaneo, la Rete, Edward Snowden e la sua WikiLeaks, partendo da Google, il più evidente monolite di quello che, nella visione di Assange, Internet non deve essere ma sta diventando. Assange è riflessivo, cauto, ma sembra  interessato a raccontare e in un qualche modo a raccontarsi.

Mentre parliamo di sorveglianza, del Datagate, di Snowden, diChelsea Manning la sensazione è una sola: quest’uomo è stato in un qualche modo il catalizzatore di alcuni tra i più importanti punti di svolta dell’informazione contemporanea. Qualunque sia l’opinione che si possa avere su di lui o su WikiLeaks, quando ci dice di aver strutturato un nuovo status quo, ha ragione, è un dato di fatto.

Assange è riflessivo, ma è costantemente fedele alla sua missione. Quando il nostro tempo finisce, non faccio in tempo a salutarlo. Mi dice di andare a leggere le rivelazioni che il suo sito ha pubblicato all’inizio della settimana“hanno anche vedere con l’Italia”, mi dice. Non faccio in tempo a dirgli nulla: “take care”, mi risponde, e poi sparisce. Ecco la nostra intervista.

Il tuo nuovo libro si concentra su Google, che tu hai definito apertamente come il nemico. Da questo punto di vista, quali sono le minacce più gravi che l’azienda californiana rappresenta?

“Ci sono fondamentalmente due gradi di minaccia che Google ha avuto un ruolo in determinare e che sono i più significativi. Prima di tutto, Google è una versiona privata dell’Nsa. È un’azienda di sorveglianza di massa per via della quantità di informazioni che raccoglie e per il numero di persone che coinvolge. E lo fa con la trappola di servizi gratuiti.

“Per esempio, fornisce funzioni di ricerca che riescono a raccogliere quello che le persone pensano e sono in grado di aggregare anche informazioni persino sul computer che gli utenti utilizzano. Ora sono in commercio anche smartphone che sono controllati direttamente da Google, per via del sistema operativo che montano, che è fornito da Google stessa. In questo modo possono tracciare la localizzazione degli utenti, i loro network, quello che ricercano, i loro contatti e le loro email. Inoltre, anche se visiti un sito che pensi non abbia alcun legame con BigG, magari usando un computer che allo stesso modo pensi non sia connesso a loro, quasi certamente le tue attività saranno registrate per via degli annunci pubblicitari forniti da Google o per via di Analytics.

“Il business model di Google è la raccolta della vita privata delle persone: raccogliere queste informazioni, archiviarle, indicizzarle e costruire modelli di comporamento basati su questi dati. E tutto questo viene venduto a fini pubblicitari. Di fatto, è il medesimo modello che le agenzie di sorveglianza come la Nsa e il Gchq hanno messo in atto: raccogliere tutto, archiviare tutto, indicizzare tutto e sfruttare tutto”.

E il tuo libro si concentra anche sulle connessioni strettissime di Google con le autorità e il governo americano.

“Google può fare tutto questo perché opera nella giurisdizione americana e ha interazioni strette con il dipartimento di Stato e il governo. La Nsa sostiene questa attività di raccolta globale. Ma esiste anche una seconda minaccia, che potrebbe diventare anche più grande nel corso del tempo. L’ho documentata nel libro con un episodio emblematico: Google ha usato la sua front page, la pagina più visibile di tutta Internet, per sostenere il bombardamento della Siria, evidenziando un discorso in streaming di John Kerry.

“Questo riflette chiaramente l’integrazione di Google nel dipartimento di Stato su un piano sociale e ideologico. Google può essere uno strumento per l’intelligence Usa e di fatto lo è; può essere ed è stata uno strumento per l’agenda di politica estera americana”.

L’evoluzione che Google ha in mente per la tecnologia e la Rete, quindi, porterebbe alla morte della privacy. La questione è diventata ancora più stringente dopo le rivelazioni di Snowden. E nel libro pensi che la crittografia possa essere una parte della soluzione. Sarà possibile una sua diffusione su larga scala?

“Uno dei principali risultati delle rivelazioni sulla Nsa, e di quelle contenute nel mio libro precedente, è stato che negli ultimi due o tre anni abbiamo assistito alla crescita dal punto di vista della domanda di mercato e della comprensione, da parte dei programmatori, di come la sorveglianza abbia un effetto sulle nostre vite e sia una minaccia per le democrazie. Queste persone hanno lavorato sullo sviluppo di soluzioni e abbiamo visto una fioritura di strumenti per la privacy e dell’integrazione della criptografia nei programmi utilizzati dalla maggior parte degli utenti.

Si tratta di un processo lungo, ma abbiamo già visto uscire diversi strumenti di questo genere, come per esempio Telegram o Textsecure, e abbiamo visto l’integrazione della crittografia nei browser, come nel caso di Tor Browser Bundle o nei tentativi di avere l’https dappertutto. Al momento, questo è il territorio di quelle persone attente a questi temi e che hanno tempo per interessarsene.

Noi stiamo spingendo affinché  qualcosa venga fatto per questo problema. Ciò non significa che la crittografia possa risolverlo del tutto, perché i programmi più diffusi possono essere minati e le aziende che li producono hackerate. Forse, la rivelazione più importante di Snowden e anche la più trascurata è il budget che la Nsa ha per sovvertire questi software, che è più di 350 milioni di dollari all’anno”.

Sia dopo le rivelazioni pubblicate da WikiLeaks che dopo l’esplosione del Datagate, la reazione delle autorità Usa è stata quella di “attaccare il messaggero” e abbiamo visto come tu,Edward SnowdenChelsea ManningSarah HarrisonBarrett Brown e Jeremy Hammond, tra gli altri, abbiate dovuto affrontare conseguenze durissime per via delle vostre attività. Pensi che la libertà di espressione sia in pericolo?

“Gli Usa hanno avuto questo approccio sin dal 1917 con la nascita dell’Espionage Act. Eugene Debs era un attivista contro la guerra e si batteva affinchè gli Usa non entrassero nella Prima Guerra Mondiale. Debs è stato accusato ai sensi dell’Espionage Act e condannato a 10 anni. Anche il New York Times aveva chiesto la sua accusa. Niente è cambiato in relazione al sostegno del New York Times ad alcuni tra i peggiori comportamenti del governo Usa o in relazione all’abuso dell’Espionage Act da parte dello stesso governo Usa.

“Ma c’è stato invece un significativo cambiamento dal punto di vista quantitativo: l’amministrazione Obama ha investigato e accusato ai sensi dell’Espionage Act più whistleblower e giornalisti di tutti i precedenti presidenti messi insieme dal 1917. Di fatto, ha usato questa strategia in un numero doppio di casi.

“C’è un significativo, bizzaro ed estremo aumento di influenza dello stato di sicurezza nazionale contro la libertà di stampa negli Usa e c’è un tentativo di espandere tutto questo in ogni paese per esercitare un’autorità extraterritoriale su tutti i giornalisti e gli editori al mondo. Non sono americano e WikiLeaks non è un’azienda americana, essendo fondamentalmente di base in Europa. Ma contro di noi è stata mossa la più grande investigazione di sempre da parte dek dipartimento di Giustizia contro un editore”.

Alla conferenza Ohm2013 hai parlato della sicurezza nazionale come di una nuova religione. Pensi che le ultime rivelazioni di Snowden dimostrino un’evoluzione in questo senso?

“Penso da diversi anni che negli Usa la sicurezza nazionale sia diventata una sorta di religione, è vero. Per darti un esempio di questo si può dire che la sicurezza nazionale negli Stati Uniti abbia un approccio basato su un criterio di  ‘santo‘ ed ‘empio‘. Da  loro punto di vista, i loro documenti sono santi e può succedere che vengano profanati.

“Se WikiLeaks pubblica dei loro documenti, alle persone all’interno del governo viene detto di non poterle leggere e che, qualora lo facessero, dovrebbero distruggere la macchina con cui ci sono venuti a contatto, anche se il documento è pubblico, letto in tutto il mondo e pubblicato dai giornali.

“Questa cosa sta diventando a tal punto bizzarra che l’esercito Usa ha creato persino un filtro per le email che fa in modo che tutti i messaggi che menzionano la parola ‘WikiLeaks‘ non siano recapitate. Come menzionare il diavolo nel 14esimo secolo. Durante il processo di Chelsea Manning, l’accusa ha dovuto ammettere che tutte le mail che si riferivano a WikiLeaks non erano state consegnate”.

In When Google Met WikiLeaks parli molto del funzionamento e dell’evoluzione di WikiLeaks e dici che la tua organizzazione è diventata lo status quo del sistema mediatico contemporaneo. Come defineresti l’attuale situazione di WikiLeaks?

“WikiLeaks sta molto bene. Nel 2010 eravamo entrati un periodo difficile. Il banking blockade che era stato costituito su pressione di Washington coinvolgendo Bank of America, Visa, MasterCard, PayPal e Western Union aveva portato i nostri introiti sostanzialmente a zero, mettendoci sotto un’enorme pressione finanziaria. Nello stesso periodo, dodici agenzie Usa avevano iniziato l’investigazione contro di noi, un’indagine che è ancora in corso.

“In risposta abbiano iniziato a investire in Bitcoin: il risultato è che abbiamo vinto in tribunale contro il blocco finanziario e l’investimento in Bitcoin ha avuto un ritorno dell’8.000%. Abbiamo più staff che in qualsiasi altro momento della nostra storia”.

Quali sono i tuoi programmi per la tua condizione nel prossimo futuro? Di recente hai tenuto una conferenza stampa in cui dicevi di voler lasciare l’ambasciata presto. Come pensi evolverà la situazione?

“La consapevolezza che quello che mi è successo sia stato veramente ingiusto è cresciuta anche all’interno del governo del Regno Unito. Certo, il paese ha una relazione con gli Usa, la Gran Bretagna è uno stato orgoglioso e vuole restare corente al suo senso di prestigio. Ma molte persone che siedono in Parlamento erano preoccupate che ci potessero essere degli estradati senza essere accusati di alcun crimine, come nel mio caso.

“Di conseguenza, due mesi fa, il Regno Unito ha promosso una modifica legislativa che vieta l’estradizione senza accuse. La questione potrà essere più complessa negli Usa. Alcuni scenari geopolitici potrebbero influire, come la crisi in Ucraina, l’indipendenza della Scozia o le elezioni in Svezia. Ma è inevitabile ora, è solo una questione di tempo”.

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  • Published: 7 anni ago on 21 Settembre 2014
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  • Last Modified: Settembre 21, 2014 @ 9:45 pm
  • Filed Under: Tecnologia

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